Guerre, cambiamenti climatici ed emergenze sanitarie, hanno portato inevitabilmente a rivedere gli assetti sociali ed organizzativi nel mondo del lavoro. Molteplici sono gli interventi di supporto da attuare, non solo per i singoli lavoratori, ma anche per l’insieme delle maestranze in merito alla gestione dello stress sul posto di lavoro.
L’Organizzazione mondiale della Sanità, ha a cuore queste tematiche, ovvero la prevenzione delle condizioni di salute mentale e la gestione dei rischi psicosociali annessi, per questo, raccomandano ai datori, interventi specifici, atti a migliorare le condizioni, sia lavorative che ambientali.
Lo ricorda a chiare lettere un documento redatto dal gruppo di lavoro sullo stress lavoro correlato (Slc) attivato nel 2014 dalla Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione e coordinato da Antonia Ballottin, il cui titolo “Primo documento di consenso. Dallo stress lavoro correlato alla prevenzione dei rischi psicosociali”, con specifico riferimento alla tematica delle violenze e delle molestie sul lavoro.
In merito alla problematica, gestione dello stress lavoro correlato e prevenzione dei rischi psicosociali, l’articolo 28 del D.Lgs. 81/08, ricorda che è in vigore per tutte le aziende italiane l’obbligo di valutare il rischio da stress correlato al lavoro, secondo le indicazioni metodologiche della Commissione consultiva permanente.
Tale monitoraggio ha sottolineato e confermato “l’efficacia della metodologia introdotta dalla Commissione Consultiva e promosso l’utilizzo della valutazione approfondita come strategia di coinvolgimento dei lavoratori nell’identificazione delle condizioni di stress e strumento di verifica della valutazione preliminare”.
Perplessità sussistono invece, sull’efficacia del metodo di valutazione in Italia (rischio stress lavoro), in merito alla limitata o mancata cultura del benessere, adozione dell’Accodo Quadro SLC come strategia di miglioramento dell’efficienza delle aziende, valorizzazione delle competenze, conoscenze interne all’impresa e frequente affidamento ad esterni della Vdr, attivazione di strumenti di ascolto e partecipazione informata e formata di lavoratori e Rls, coinvolgimento dei medici competenti, corretta identificazione ed analisi per gruppi omogenei, aspecificità, mancato coinvolgimento degli Rls, attenzione ai problemi man mano rilevati e scarsa attitudine alle soluzioni e attenzione agli aspetti di progettazione, organizzazione, gestione del lavoro e predilezione per interventi di prevenzione rivolti al singolo ed al sostegno delle sue capacità di far fronte allo stress.
I fattori di rischio psicosociale, comprendono tutte le condizioni, ponendo le attenzioni sugli aspetti organizzativi, progettuali e gestionali del lavoro.