Gli umani trasmettono agli animali più virus di quanti ne ricevano: un nuovo studio ribalta le idee comuni sulle zoonosi

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Un nuovo studio condotto da ricercatori dell’University College London ha scoperto che gli esseri umani trasmettono agli animali più virus di quanti ne prendano da loro. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution, ha analizzato i genomi virali di oltre 10.000 specie di animali e ha rilevato che circa il doppio dei “salti di specie” virali avviene da uomo ad animale, piuttosto che da animale a uomo.

Questo risultato ribalta le idee comuni sulle zoonosi, le malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo, come ad esempio, l’Ebola, l’influenza o il Sars-Cov-2. La maggior parte delle persone, infatti, pensa che le zoonosi siano una minaccia unidirezionale, con gli animali che trasmettono virus agli esseri umani e mai il contrario. Tuttavia, questo studio dimostra che gli esseri umani possono essere una fonte significativa di virus per gli animali attraverso il processo di antroponosi.

Tra i virus che gli umani trasmettono agli animali in primis il virus dell’influenza può infettare diverse specie di animali, tra cui maiali, polli e cavalli, il morbillo che è stato recentemente trasmesso da persone a gorilla in un parco zoologico.

La trasmissione di virus dagli umani agli animali può avere diverse conseguenze negative che possono causare malattie e morte negli animali, sia domestici che selvatici. Ad esempio, il virus del cimurro canino è stato trasmesso da cani selvatici a lupi grigi in Europa, causando una significativa morbilità e mortalità.

I virus trasmessi mediante antroponosi possono essere anche una minaccia per la biodiversità ad esempio, il virus della sindrome da declino del gambero bianco ha causato il declino delle popolazioni di gamberi in diverse parti del mondo.

“Quando gli animali prendono virus dagli esseri umani, ciò non solo può danneggiare l’animale e potenzialmente rappresentare una minaccia per la conservazione della specie, ma può anche causare nuovi problemi per gli esseri umani, incidendo sulla sicurezza alimentare nel caso in cui un gran numero di capi di bestiame debbano essere abbattuti per prevenire un’epidemia, come è accaduto negli ultimi anni con il ceppo di influenza aviaria H5N1″, spiega l’autore principale, il dottorando Cedric Tan (Ucl Genetics Institute e Francis Crick Institute).

Chiara Imbimbo
Chiara Imbimbo
Laureata in Filologia Moderna alle Federico II di Napoli con una tesi in critica letteraria. Iscritta all’albo dei giornalisti come pubblicista coltiva la passione per il cinema, la lettura e la scrittura.

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