È da scongiurare a tutti i costi il rischio che corre l’Italia di una Sanità per censo. Le lunghe liste d’attesa della sanità pubblica e l’impossibilità economica di ricorrere a visite specialistiche privatamente ha già reso il 42% degli italiani meno abbienti impossibilitati a curarsi.
Negli ultimi 12 mesi, come rileva il ventunesimo Rapporto “Ospedali e salute” redatto da Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) e Censis, il 16,3% delle persone che hanno avuto bisogno di rivolgersi ai servizi sanitari si è recato in un’altra regione, nell’ambito delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario. Si parla, quindi, di una vera e propria migrazione sanitaria verso regioni con un servizio sanitario regionale più rapido ed efficiente. Solo il 34,9% dei cittadini, che rinuncia alla sanità pubblica, riesce a farsi curare privatamente mediante visite intramoenia.
Un netto divario emerge tra il Nord e il Sud del nostro paese sul funzionamento del servizio sanitario regionale. Infatti, gli italiani che vivono al nord, anche se molti si ritengono insoddisfatti del funzionamento di tale servizio, si ritengono abbastanza soddisfatti. Il quadro cambia per i cittadini del Mezzogiorno dove il 35,2% si è dichiarato insoddisfatto.
Il nostro Sistema Sanitario Nazionale, istituito nel 1978 e finanziato da tasse e contributi previdenziali, è un tassello fondamentale della nostra democrazia che garantisce cura ed assistenza a tutti i cittadini e che ci rende orgogliosamente differenti da stati economicamente più forti come l’America. Come affermato dal ministro della Salute Orazio Schillaci è necessario intervenire sulle interminabili liste di attesa per rendere la nostra sanità pubblica più efficiente e rigorosamente alla portata di tutti perché la salute non è, e non può diventare un lusso, ma un diritto.