Maxi operazione antimafia a Palermo. Nel blitz dei carabinieri scattano tre arresti, uno dei quali coinvolge Mimmo Russo, ex consigliere comunale Fdi. Effettuava voto di scambio. Prometteva posti di lavoro in cambio di consenso elettorale. Tra le tante malefatte rientra anche l’assunzione dei figli approfittando del suo incarico amministrativo.
L’ordinanza emessa dal gip di Palermo Walter Turturici, su richiesta della Dda, diretta da Maurizio de Lucia, lo ha condotto in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione, traffico di influenze illecite e favoreggiamenti all’associazione mafiosa.
Coinvolti con lui nell’indagine anche Gregorio Marchese, “costola” del politico e figlio del killer Filippo Marchese, e il consulente d’azienda Achille Andò. Entrambi si trovano ai domiciliari con accusa di corruzione ed estorsione.
Il nucleo Investigativo dei Carabinieri di Palermo ha indagato per ben tre anni, a partire dal 2020, rilevando rapporti di reciproca convenienza tra un sindacalista, amministratore locale del comune metropolitano ed esponenti di “cosa nostra” palermitana.
Russo, 69 anni, era stato anche presidente della commissione Urbanistica. L’uomo aveva stretto rapporti anche con la massoneria allestendo con un suo faccendiere un comitato di interessi per la costruzione di un centro commerciale a Palermo. L’ex consigliere comunale avrebbe fatto di tutto per fare approvare una variante al Piano regolatore di trasformazione da terreno agricolo in area commerciale. In cambio avrebbe ottenuto un certo numero di assunzioni da spendere per il sostegno elettorale, in accordo con esponenti mafiosi. Coinvolto anche nella società che gestisce l’ippodromo di Palermo, Russo avrebbe partecipato attraverso questa attività, ad estorsioni aggravate ai danni di liberi professionisti incaricati per conto della realtà economico-sportiva, poi costretti a rinunciare al loro compenso.


