Arrassusìa

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Vuol dire: “Non sia mai”. Si usa per scongiuro. 

Un occhio distratto solo con una certa difficoltà collegherebbe il concetto di esorcismo a quello del presepe. Eppure, quello popolare e napoletano, è un coacervo di simbologie ed anche di esorcismi, anche per quanto riguarda le piante che si utilizzano tradizionalmente per adornarlo: pungitopo, muschio, mortella, rosmarino e, una volta completato, generosamente profumato con l’incenso.

Costruire il presepe non è allestire qualcosa che resta inerte e immobile per un periodo fisso e sterile, è un processo vivo e che coinvolge diverse fasi come quelle di una vita. E così come nel vivere la vita si può scegliere di viverla riconoscendo che in essa ci siano anche avvenimenti negativi ma allo stesso tempo di allontanarli, di scongiurarli.

L’esorcismo, lo scongiuro, servono proprio a questo. Il presepe è il dare luce a una speranza che non è scontata nella quotidianità ma che può divenirlo. E’ contatto con la storia che può essere piccola come quella familiare o locale oppure la Storia come quella degli avvenimenti più importanti per l’umanità ed è per questo che pur essendo focalizzata su un evento di fede e storico particolare, la nascita di Gesù, è adattata sia nell’ambientazione che nei personaggi che vi possono essere proposti.

Il concetto di allontanare il male è dato dalla simbologia degli elementi in esso presenti ed anche nella collocazione che vi si sceglie. Non solo fare il presepe è una scelta ma lo è anche la modalità, lo spazio in cui lo si vuole collocare, la funzione che si vuole adattare per esso. E’ un esercizio di manualità, di utilizzo del vissuto quotidiano e per questo anche di combinazione di elementi. E parlando di presepe popolare parliamo squisitamente di uno strumento che è tendenzialmente povero, che riguarda il riutilizzo di materiali semplici e la costruzione di una ambientazione con materie di risulta e con elementi che riguardano il ciclo del tempo e la coesistenza del buio e della luce con personaggi che sono personificazione di antico e moderno insieme: il presepe è catechistico ed apocrifo, persino pagano oltre che religioso ed in quanto popolare è spontaneo, semplice, domestico. E per questo ogni presepe è unico, irripetibile come può esserlo ogni anno con nuovi elementi o personaggi, più o meno complesso sulla base di ogni elemento che si può modificare, togliere o aggiungere. Ma resta il suo valore, il suo ribellarsi a tutto ciò che è solo riproposizione dell’ovvio, dello standard, dello scontato e dell’intonso. In quella rappresentazione ci sono animali, persone di diverse razze ed estrazioni, e tutto è dualità; umilltà e regalità, staticità ed azione, riposo e lavoro assieme. 

Riuscirò a realizzare un presepe come vorrei quando riuscirò ad avere il coraggio a costruire un pezzo di vita che possa accoglierlo degnamente. Ho in mente un progetto, sto accumulando conoscenze ed idee, per poter mettere insieme tanti pezzi da diverse parti della mia vita. Quando riuscirò a riconoscere la mia vita come un rito che può aiutarmi a procedere nella vita, nonostante le difficoltà che potranno palesarsi. Arrassusìa.

Marocco Music. “Peppe Barra – La Cantata dei Pastori”. La Cantata dei Pastori Anno di pubblicazione: 2012 Musiche di: R. De Simone – L. Cannavacciuolo – P. Del Vecchio – L. Urciuolo – M. Sacchi. Video, durata: 1:56:03.

URL: https://www.youtube.com/watch?v=wJvfYNFIyJs

Diritti Immagine su licenza CC BY-SA 4.0 DEED

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