Cerimonia di insediamento al Cremlino per il presidente russo Vladimir Putin. Per la quinta volta nella sua storia politica il leader presta giuramento sulla Costituzione.
La tempesta di neve in cui si è ambientato questo momento geopolitico determinante, la dice lunga su quello che l’Europa si aspetta dal futuro governativo di Putin.
Presenti all’evento ben sei Paesi tra i quali la Francia con il suo ambasciatore, Ungheria, Slovacchia, Grecia, Malta e Cipro. “Siamo una grande nazione unita e insieme supereremo tutti gli ostacoli e realizzeremo tutto ciò che abbiamo pianificato. Insieme vinceremo”, ha dichiarato il leader russo. Su cosa intende propriamente vincere? Al di là dell’Ucraina e di chi si schiererà contro o con lui, Putin sembrerebbe voler ammorbidire i toni di un eventuale scontro spropositato con l’Occidente non collaborazionista, aprendosi al dialogo con i paesi europei.
“La Russia non rifiuta il dialogo con i Paesi occidentali, e la scelta spetta a loro”. – ha detto – “Vogliono continuare a cercare di limitare lo sviluppo della Russia, continuare la politica di aggressione, pressione sul nostro Paese che non è cessata da anni, o guardare ad una via per la cooperazione e la pace?”.
A 71 anni il presidente cerca di addolcire la linea espressiva, ma l’Europa teme un possibile risvolto a macchia d’olio nei suoi confronti. Si è opposta a Putin che inizialmente pensava di risolvere il conflitto con l’Ucraina in pochi giorni, poi si è adoperata per mandare armi e sostegni contro la guerra che il presidente russo considerava interna, mentre è diventata una minaccia militare per l’intero Continente.
L’Ue dal canto suo teme che se non investirà abbastanza sull’ “economia di guerra”, subirà la stessa sorte spettata all’Ucraina, cosa che potrebbe presto intaccare la sicurezza europeista ed il valore della NATO.
Intanto il presidente Zelensky ha chiesto all’UE di inviare armi letali ed il Consiglio europeo ha risposto in modo saldo e repentino. Ha anche intensificato controlli ed azioni sul fronte militare, incrementando l’industria europea della difesa del 50% con 2 milioni in più di munizioni.
Il Cremlino ha attuato una sua propaganda sottolineando che il conflitto con Zelensky non riguarda l’Europa e con il quinto discorso di insediamento presidenziale sembra ribadire la propria convinzione. Ha infatti il progetto di spendere il 6% del PIL per la difesa, convinto di perseverare nella battaglia contro l’Ucraina e in una possibile “spedizione punitiva” che potrebbe essere programmata qualora i Paesi Ue non stessero al proprio posto, provocando una sua reazione.