Il cambiamento climatico si fa sentire sulle pendici del tetto del mondo, il Monte Everest, dove lo scioglimento e l’arretramento di strati di neve e ghiaccio stanno restituendo centinaia di corpi di alpinisti che hanno perso la vita nel tentativo della scalata.
Quest’anno, a cercare di compiere l’ardua impresa, anche un team con un obiettivo ben diverso: recuperare i corpi.
Si tratta di un recupero pericoloso e costosissimo che può raggiungere la cifra anche di migliaia di dollari con la necessità di impiegare 8 soccorritori per estrarre e trasportare un solo corpo. Un cadavere, infatti, considerando anche il peso dell’attrezzatura necessaria, può raggiungere un peso di anche 100 chili.
Ma si tratta di uno sforzo necessario secondo Aditya Karaki, maggiore dell’esercito nepalese a capo di una squadra di 12 soldari e 18 alpinisti: “Dobbiamo riportarli indietro il più possibile”, dice, “se continuiamo a lasciarli indietro, le nostre montagne si trasformeranno in cimiteri”.
Ad oggi sono stati estratti 5 corpi, alcuni ancora in attesa di riconoscimento. L’intera campagna, con un budget di oltre 600 mila dollari, ha mobilitato 171 guide e facchini nepalesi per riportare indietro anche 11 tonnellate di rifiuti tra tende fluorescenti, attrezzature in disuso e bombole di gas vuote.