“Avrei preferito finire la mia vita nel mio letto, nella mia casa, tenendo la mano di mia figlia e di mio marito, sono sempre stata convinta che ogni persona debba decidere sulla propria vita e debba farlo anche sulla propria fine, senza costrizioni, senza imposizioni, liberamente, e credo di averlo fatto, dopo averci pensato parecchio”. Queste le parole di Elena nel suo ultimo videomessaggio, la 69enne veneta ha scelto il suicidio assistito in Svizzera perché affetta da un male incurabile.
La donna è stata accompagnata nel territorio elvetico da Marco Cappato, tesoriere dell’associazione “Luca Coscioni”, quest’ultimo andrà ad autodenunciarsi mercoledì 3 agosto alla stazione dei carabinieri di via Fosse Ardeatine a Milano.
Per Cappato si tratta di una nuova disobbedienza civile; già recidivo con il caso del dj Fabo anche se le situazioni non sono analoghe, perché, la persona accompagnata non era “tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale. L’uomo al momento rischia fino a 12 anni di carcere, su di lui pende l’accusa di aiuto al suicidio.


