La ‘Casa di Paolo’, l’antica farmacia Borsellino, riacquistata e poi donata al quartiere di Palermo dal fratello di Paolo Borsellino, ucciso nella strage di Via D’Amelio, diventa sede delle iniziative di commemorazione del 31esimo anniversario del 19 luglio 1992.
“Non vogliamo avvoltoi in via D’Amelio, ipocriti che portino corone e onori fasulli. Ho giurato che non avrei più permesso simboli di morte e parole vuote laddove c’è l’Albero della pace voluto da mia madre”, dice Salvatore Borsellino.
Il fratello del magistrato che ha iniziato con Giovanni Falcone un cambiamento del sistema giudiziario, interviene sulla volontà politica di demolire la legislazione pensata dal fratello con Falcone, per dare strumenti di contrasto alla criminalità organizzata.
“Dalle istituzioni vogliamo solo verità e giustizia e poi potranno onorare Paolo se lo desiderano, in ogni caso non troveranno posto simboli di morte, corone e cuscini di fiori. Impediremo ipocrite manifestazioni di cordoglio da chi poi fa tutt’altro. Noi non facciamo contestazioni violente: se dovessero presentarsi persone non gradite, diremo la nostra. In via D’Amelio può venire chiunque, l’importante è che si venga come semplici cittadini, non come rappresentanti delle istituzioni. Altrimenti manifesteremo il nostro dissenso, alzando le nostre agende rosse e girandoci di spalle”.
“Combattiamo una lotta che negli ultimi anni è diventata sempre più difficile – sottolinea Borsellino – Ci sono stati gli anni della speranza, nei quali – confida Salvatore Borsellino – credevo che la morte di mio fratello avrebbe cambiato le cose. Vedevo una grande reazione e sembrava che ci potesse essere la reazione dello Stato. Sembrava… Sono durati poco gli anni della speranza”.
E ancora: “Ho visto il puzzo del compromesso morale, della complicità, dei governi dell’uno e dell’altro colore che hanno iniziato a pagare le cambiali di questa scellerata trattativa costata la vita a mio fratello”. Quella trattativa “che abbiano appreso non essere reato – prosegue – da una magistratura giudicante in stato confusionale“.


