Vendemmia alle porte per un 2023 vittima dell’inflazione. Le aziende italiane fanno i conti con il record di stock in cantina ed export negativo verso i Paesi extra-Ue, con Stati Uniti in testa.
L’allarme viene lanciato da un’analisi dell’ Osservatorio Uiv-Vinitaly. Le imprese italiane di vino hanno ancora numerose giacenze della scorsa produzione, pari a 45,5 milioni di ettolitri, l’equivalente di oltre 6 miliardi di potenziali bottiglie da 0,75/litri.
L’eccedenza del 4,5% rivela una domanda extra-europea in forte contrazione, con cali quantitativi in doppia cifra per Stati Uniti, Canada, Giappone, Norvegia, Cina e Corea del Sud. Resiste invece l’export in Russia.
Il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, commenta la situazione attuale: “Comprendiamo la volontà da parte delle nostre imprese di mantenere le quote di mercato, ma abbassare i prezzi – per esempio con i rossi sfusi in Germania, che stanno scendendo verso le quotazioni spagnole a circa 50 centesimi/litro – rischia di diventare un pericoloso boomerang, una volta fuori dalla crisi, di potere di acquisto che coinvolge anche i nostri competitor”.
L’Osservatorio aveva già previsto un 2023 difficile dovuto alla recessione, ma l’intento di Vinitaly è intensificare la costruzione di ponti commerciali con l’estero, in particolare nelle relazioni con i mercati extra-Ue, con una nuova campagna di internazionalizzazione in quattro Continenti.


