Cresce la povertà educativa in Italia e il futuro dei ragazzi è seriamente compromesso. I recenti fatti di cronaca degli stupri di Caivano e Palermo, hanno riacceso i riflettori sul problema.
Un minore su 7, infatti, in Italia lascia prima la scuola e gli altri, molto spesso, al termine del percorso scolastico non raggiungono le competenze di base. L’impoverimento culturale è causato anche dalla crescente diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie per cui, molti giovani, non hanno possibilità di visitare una mostra, acquistare un libro, andare al cinema o praticare uno sport.
Un altro fattore allarmante è rappresentato dal limbo dei Neet (Not in Employment Education or Training), che riguarda il 23,1% dei giovani tra i 15 e i 29 anni che sono fuori da ogni percorso di lavoro, formazione o istruzione che raggiunge, nel nostro paese, la percentuale più alta in tutta l’Unione Europea.
I dati sono peggiorati dopo la pandemia da Covid-19 che ha aumentato il livello di competenze scolastiche inadeguate soprattutto nelle materie di italiano, matematica ed inglese.
C’è comunque un divario importante e preoccupante tra il Nord e il Sud Italia: ad essere nel limbo del Neet sono, in misura maggiore le ragazze (20,5%) del Mezzogiorno (27,9%).
Non tarda ad arrivare l’appello della vicepresidente del Moige Elisabetta Scala che ha affermato: “Sicuramente la parte più fragile del sistema sono le scuole superiori. In primo luogo perché non c’è un corretto orientamento e molti ragazzi scelgono la scuola sbagliata che li porta alla rinuncia”.
Il Moige si sofferma anche sull’aumento dei costi dell’istruzione che stanno diventando sempre più alti, a partire dai libri di testo, che rischia di mettere in discussione il principio della Costituzione secondo cui l’istruzione deve essere per tutti.