Non c’è giorno in cui un uomo non abusi di una donna e i relativi media siano costretti a raccontarne la macabra vicenda; non c’è sosta ai soprusi che una compagna di vita deve subire dall’uomo che diceva di amarla. Siamo chiamati quotidianamente a una narrazione del disvalore e della disumanità pari al peggiore dei gialli in cui le macchinazioni violente diventano sempre più sadiche ed ardite.
Questa volta al centro delle angherie continuative di un compagno 43enne c’è una donna del Reggiano che ha denunciato le vessazioni più volte subite, finendo anche in ospedale.
Per mesi una 38enne è stata offesa, presa a calci e pugni, ferita addirittura con un cucchiaio rovente che le ha procurato notevoli lesioni. Era stata gettata giù dal letto con tentativo di strangolamento; trascinata fino al bagno e costretta ad immersione forzata della testa nella vasca piena d’acqua.
Ad agosto era stata picchiata in auto per poi essere costretta a scendere e a camminare carponi intorno all’auto. Riportata in auto, dopo aver chiesto un po’ d’acqua, era stata trascinata dalla macchina e afferrata per i capelli. Il compagno le aveva schiacciato la faccia sull’asfalto, ponendosi con il suo corpo sopra di lei. Rientrati a casa l’avrebbe presa ancora a schiaffi e pugni scaraventandola a terra e tentando di soffocarla, fino a farle perdere i sensi per alcuni secondi.
Ancora, era stata picchiata con un tubo di alluminio con cui era stata serrata la porta del corridoio per evitarle di scappare. Dopo una giornata è riuscita a fuggire, chiedendo aiuto ai carabinieri e ottenendo 63 giorni di prognosi in ospedale.
La donna esasperata, aveva perfino tentato di rovesciarsi addosso una tanica di benzina per darsi fuoco. Voleva porre fine al dolore fisico e morale a cui gratuitamente era sottoposta, finendo addirittura segregata, ma non è riuscita a farla finita.
Preferiva suicidarsi perchè vivere in quel modo equivaleva a morire a poco a poco, ogni giorno, senza averne libertà di scelta. Vessata da un punto di vista psicologico, oltre che fisico, perfino davanti al figlio minorenne, la donna ha trovato finalmente il coraggio di denunciare i soprusi.
Davanti ai carabinieri in forza alla stazione di Ramiseto e al nucleo operativo di Castelnovo Monti, ha denunciato il compagno per maltrattamenti in famiglia aggravati e lesioni personali e sequestro di persona. L’uomo ora è in carcere su disposizione della Procura reggiana.
Dalle indagini è emerso che dal 2022 stava costringendo la donna a sevizie assurde, impedendole di uscire in sua assenza, di avere contatti con i suoi familiari, di usare il telefono e costringendola a rimuovere i profili social.


