Sono ancora intrappolati negli orrori di Gaza le 14 persone italiane che governo e ambasciata stanno cercando di riportare a casa attraverso il valico di Rafah. Alcuni di loro hanno passaporto italiano, altri passaporto italiano-palestinese mentre altri ancora sono palestinesi loro congiunti come mogli o figli.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che “l’ambasciata italiana al Cairo è pronta ad andare a recuperare queste persone per riportarle a casa ma una serie di concause rallenta la procedura.”
La sicurezza degli italiani a Gaza, come ha affermato il ministro degli Esteri, resta, al momento, una delle priorità. Le notizie sono abbastanza confortanti perché, “tramite i convogli umanitari hanno ricevuto qualcosa da mangiare e da bere” ma farli uscire attraverso il valico di Rafah, invece, è un’operazione complessa perché i controlli al confine con l’Egitto sono molto severi. Si teme, infatti, che tra i palestinesi con doppia nazionalità, si insinuino anche miliziani di Hamas. “Stiamo lavorando in tutti i modi possibili- continua Tajani– per garantire la sicurezza di queste procedure”.
Una dura critica, invece, è arrivata da una cooperante veronese di Gazzella Onlus, anch’essa intrappolata nell’inferno della Striscia: “Il governo italiano ha portato via con voli militari i pellegrini da Israele ma non ha organizzato corridoi umanitari per gli italiani bloccati a Gaza”.
Il ministro ha espresso nuovamente la condanna ad Hamas ed ha sottolineato il diritto di Israele a difendersi cercando però di fare attenzione a non colpire i civili.


