Ghiotti di pasta simbolo del Made in Italy. Si celebra il 25 ottobre il World Pasta Day, giunto alla sua 25esima edizione. L’alimento inventato addirittura nel 1.000 a.C., quando l’uomo iniziò ad abbandonare la vita nomade, per dedicarsi all’agricoltura con semina e raccolta, fa risalire a Greci ed Etruschi i primi tipi di pasta. Non a caso, attorno al 1.000 a.C. il termine “laganon” veniva impiegato per indicare un foglio di pasta piatto e di grandi dimensioni, tagliato a strisce.
Nel mondo si producono quasi il 17 milioni di tonnellate di pasta (+1,8% sul 2021), come dichiara l’Unione Italiana Food insieme all’International Pasta Organisation.
L’Italia è il primo produttore al mondo, con 3.6 milioni di tonnellate e un fatturato che sfiora i 7 miliardi di euro, grazie alle quote di esportazione che sono a dir poco triplicate. Ma è anche il paese in cui si mangia più pasta, con 23 kg pro-capite l’anno, davanti alla Tunisia con 17 kg e al Venezuela con 12 kg.
Il settore in evoluzione, punta sulla qualità di pasta prodotta in Europa. Margherita Mastromauro, presidente dei pastai di Unione Italiana Food, commenta il successo dell’alimento: “Nel corso di questi 25 anni, in qualità di produttori abbiamo visto come gli chef continuino a reinterpretarla, come i gastronomi la descrivano, gli antropologi esaltino il suo ruolo sociale, così come i nutrizionisti la consiglino per una corretta e sana alimentazione. Insomma, la pasta si propone ed è un cibo universale, ricco di storia e cultura, sempre più simbolo di una sana alimentazione, il cui consumo è in continuo sviluppo”.
Aderendo ai principi di benessere e sostenibilità, il 99% degli italiani mangia pasta almeno una volta a settimana e oltre 1 italiano su 2 la porta in tavola ogni giorno, ma il dato aumenterà dal momento che la pasta conoscerà nuove tipologie di formati, farine o ingredienti alternativi in aggiunta, e sarà conservata in packaging più ecologici e biodegradabili.
Questa la sfida dell’Unione Italiana Food assieme all’International Pasta Organisation, che preventiva addirittura un incremento di consumo di pasta a colazione o a merenda.


