Bus precipitato a Mestre, 27 urti prima della tragedia

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Continuano le perizie sull’incidente del bus precipitato a Mestre in cui hanno perso la vita 21 persone. Sono 27 gli urti tra pullman e guardrail contati dai rilievi tecnici. I segni sono ben visibili a terra. Nella caduta il mezzo ha divelto almeno una decina di metri del guardrail rimasto in sesto. 

Ulteriori periti cercheranno nei prossimi giorni di ricostruire la storia della barriera del cavalcavia della Vempa. Tutto si ferma sul buco di guardrail creato dal fatale 27esimo colpo del bus contro esso.

Ci si affida alle telecamere frontali e interne delle scatole nere per saperne di più, anche se rischiano di non aggiungere elementi particolari alle indagini, perchè sono puntate essenzialmente sui passeggeri. Dell’autista non vi è infatti testimonianza registrata.

Il dilemma è su una eventuale o mancata frenata del bus. L’assessore comunale ai trasporti, Renato Boraso dichiara sul caso: “Sono davvero indignato qualcuno mi deve spiegare come può un varco tecnico che è sempre esistito, di appena 1,5 metri, che serve per fare la manutenzione, essere la ragione per cui un mezzo di 13 tonnellate è caduto da quel cavalcavia. Mi chiedo e mi piacerebbe sapere: come mai il bus non ha frenato, né mai controsterzato? Vogliamo capire che striscia per una decina di metri contro il guardrail e questo non cede mai?”.

C’era un eventuale buco del guardrail che ha causato il volo del mezzo pesante? La ringhiera arrugginita si poteva perdere alla vista dell’occhio? L’anomalia, qualora fosse esistita, non era mai apparsa a conducenti di altri autobus, taxisti o automobilisti. L’ipotesi di un eventuale malore del conducente sembra ancora la più accreditata per l’opinione comune. L’esame autoptico sul corpo di Alberto Rizzotto, il quarantenne di Conegliano alla guida del pullman, che si sa procedeva piano, darà da qui in poi ulteriori risposte.

Oltre alla consulenza sul guardrail e sul parapetto, ne verranno effettuate altre sia sul telefono dell’autista che sulle batterie al litio.

Intanto le salme delle vittime sono state rimpatriate, negli ospedali restano quindici persone ferite, di cui nove in terapia intensiva, in via di miglioramento. Coloro che hanno riportato meno danni fisici e psicologici sono già a disposizione degli inquirenti per la prosecuzione delle indagini.

Alcuni di loro non si sono accorti di nulla perchè al momento dell’impatto stavano dormendo per la stanchezza della visita guidata.

 Il titolare de La Linea Spa, società che ha operato la corsa il martedì fatale del bus di Mestre, è ancora scosso. Massimo Fiorese dice di trovarsi in un incubo da film dal quale è difficile uscire perchè non aveva mai visto 21 morti tutti insieme.

Una ulteriore polemica si è aperta nelle ultime ore sul posizionamento delle batterie nel bus elettrico. Perchè erano collocate nel soffitto invece che nel pavimento? Questa posizione, secondo alcuni, avrebbe potuto compromettere la stabilità del mezzo pesante.

Pina Stendardo
Pina Stendardo
Giornalista attenta ai fermenti quotidiani, raccontati con umanità. Convinta che scrivere sia un atto d’amore e responsabilità, ama divulgare il bello dell’Arte e del sociale, proponendo una narrazione alternativa sullo spaccato culturale.

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