Emergono nuovi elementi sul caso della Professoressa italiana Ilaria Salis, arrestata e processata a Budapest.
Mentre continuano le attività diplomatiche tra l’Italia e l’Ungheria nuovi elementi i documenti emergono riguardo il processo.
Le accuse a suo carico partono da un ragionevole sospetto che coinvolge l’italiana, attivista di estrema sinistra. La donna era arrivata a Budapest nel febbraio 2023 per motivi politici. Sembra infatti che facesse parte di un’organizzazione criminale insieme a collaboratori non ungheresi, intenti a commettere crimini contro persone che vivono in Ungheria.
Accusata per tentate lesioni personali che mettono in pericolo la vita, e di essere membro di un’organizzazione con intenti criminali, secondo le incriminazioni dell’Ufficio del Procuratore di Budapest, la Salis starebbe ricevendo un trattamento penitenziario adeguato ai capi per cui è imputata nella legge ungherese.
È questo ciò che sottolinea l’accusa, ribadendo che l’imputata ha anche reso false dichiarazioni sulla sua istruzione, sul suo stato di famiglia e sulle sue relazioni personali.
Sembra infatti che per quanto la professoressa fosse laureata in lettere presso l’università di Milano, avesse lavorato come insegnante a scuola in Italia, in Ungheria invece, avesse dichiarato di non essere andata oltre l’ottava classe della scuola primaria.
Non collimano neppure i dati mutati e divulgati nel corso del tempo, riguardanti la sua sfera personale. In una prima intervista Ilaria si era dichiarata single, per poi aver detto di avere un partner.
Si rende anche noto che la detenuta è stata visitata da familiari ed avvocato, per ben sette volte durante il periodo della sua detenzione; la donna ha incontrato due volte un funzionario consolare, oltre ad aver avuto la possibilità di effettuare 323 telefonate.
Questi ulteriori elementi servono a favorire una visione più completa di un processo che si sta presentando complesso secondo la giurisdizione non ungherese, bensì italiana.
Ad un certo punto anche la premier Meloni che aveva contattato in via privata Orban, per garantire all’italiana diritti adeguati in carcere, fa un passo indietro affidandosi alla giurisdizione ungherese. A confermarlo è lo stesso Primo Ministro ungherese, definendo i giudici, indipendenti di fare la propria scelta.
ViKtor Orban ha infatti chiarito alla stessa Meloni che nel sistema ungherese il pubblico ministero non appartiene al governo, bensì al Parlamento; dunque egli stesso è incapace di poter influenzare il pubblico ministero sul caso Salis.
La mediaticità del caso si è concentrata negli ultimi giorni anche sul memoriale scritto di proprio pugno dal carcere di Budapest da parte della Salis, mostrato in esclusiva sui telegiornali televisivi italiani .
Ilaria ha ribadito di essere stata trattata come una bestia al guinzaglio, di essere tormentata dalle cimici nel letto che le pungono la pelle; di vivere in presenza di poca aria e di aver trovato nel cibo pezzi di plastica e capelli.
Di fronte alle condizioni igieniche precarie e alla scarsa alimentazione, la Salis conferma la sua convinzione che non ci sia nulla che attualmente gli avvocati possono fare riguardo le sue condizioni.
Se gli avvocati della difesa della Salis hanno avanzato la richiesta, respinta, di avere i domiciliari in Italia, è anche vero che le toghe magiare si aspettano un ricorso della difesa italiana della donna alla Cedu, per il trattamento inumano che la detenuta starebbe subendo.


