È in corso il primo negoziato sulla Direttiva europea pensata per unificare le normative sullo stupro in tutta l’Unione Europea e per facilitare la protezione delle donne. Il varo di questa prima legge europea contro la violenza sulle donne, che come hanno dichiarato le presidenti della Commissione e del Parlamento europeo Ursula von der Leyen e Roberta Metsola è una priorità assoluta, si è però incagliata in Consiglio Ue mancando l’unanimità di tutti i 27 Paesi.
Lo scoglio da superare a Bruxelles è legato all’articolo 5 del testo in cui si definisce lo stupro come “sesso senza consenso” che, nell’individuare il reato di stupro, ripropone il principio della Convenzione di Istanbul. Nella legislazione dei paesi prevale, dunque, il riconoscimento del reato di stupro nei casi in cui avvenga con violenza, minaccia o costrizione senza pensare, però, che la vittima spesso si trova in uno stato di shock che le impediscono di reagire, oppure sceglie di evitare una violenza maggiore che potrebbe costarle la vita. Alcuni dei 27 Paesi non sono convinti di tale definizione e sono spaccati a metà tra Francia, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca che chiedono siano le vittime a dover dimostrare l’uso della forza o della minaccia mentre, Spagna, Belgio, Lussemburgo, Svizzera e Italia sono in linea con lo slogan “No significa no.”
La ministra per le Pari Opportunità Roccella ha dichiarato: “L’Italia è sempre stata fortemente favorevole all’inclusione del reato di stupro nella nuova direttiva europea contro la violenza sulle donne.”


