Ancora problemi per il giornalista israeliano Yuval Abraham dopo la dichiarazione pro Palestina rilasciata durante la premiazione del suo documentario “No Other Land” al Festival di Berlino.
“Io sono soggetto al diritto civile” – dice Abraham e riferendosi al collega regista con il quale ha realizzato il documentario afferma: “Basel è soggetto alla legge militare. Io ho diritto di voto, lui no. Io sono libero di muovermi, Basel, come milioni di palestinesi, è rinchiuso nella Cisgiordania occupata. Questa situazione di apartheid tra noi, questa disuguaglianza, deve finire.”
Dopo questa dichiarazione il regista del premiato documentario sulla Cisgiordania è stato costretto a cancellare il suo volo di ritorno in Israele a causa delle continue minacce di morte.
“Una folla israeliana di destra si è presentata a casa della mia famiglia per cercarmi, costringendoli a fuggire in un’altra città nel cuore della notte”– afferma in un lungo post social.
Alle accuse di antisemitismo che gli sono state mosse dopo il discorso alla Berlinale Abraham risponde parlando di un abuso della parola “antisemita” da parte dei tedeschi per mettere a tacere sia i palestinesi, sia gli israeliani. Un abuso del termine che, a suo dire, svuota di significato il termine stesso “e mette in pericolo gli ebrei di tutto il mondo”. “La maggior parte della famiglia di mio nonno è stata assassinata – scrive – dai tedeschi» e “trovo particolarmente scandaloso che i politici tedeschi nel 2024 abbiano il coraggio di utilizzare questo termine come arma contro di me.”
Ma soprattutto, questo comportamento “mette in pericolo – spiega Abraham – la vita del mio collega Basilea Adra, che vive sotto occupazione militare circondato da insediamenti violenti a Masafer Yatta».
Nonostante la bufera il regista di “No Other Land” si è dichiarato felice del successo della pellicola ed ha rivolto le sue ultime parole alla città di Berlino che, prontamente, si è scagliata contro di lui e a sostegno di Israele: “Se è lo stai facendo per il tuo senso di colpa a causa dell’olocausto, non voglio il tuo senso di colpa.”


