L’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) ha diffuso i dati riguardanti il mercato del lavoro relativi al 2023. Il quadro generale è positivo, con un aumento di 481.000 occupati (+2,1%) rispetto all’anno precedente. Diminuiscono anche il numero di disoccupati (-81.000, -4,0%) e gli inattivi tra 15 e 64 anni (-468.000, -3,6%).
Il tasso di occupazione si attesta al 61,5%, in crescita di 1,3 punti percentuali rispetto al 2022. Il tasso di disoccupazione scende al 7,7%, in calo di 0,4 punti percentuali.
Tuttavia, i dati evidenziano un divario significativo tra le diverse aree del Paese. Il tasso di occupazione nel Nord (69,4%) è di 21 punti superiore a quello del Mezzogiorno (48,2%). Analogamente, il tasso di disoccupazione nelle regioni meridionali (14,0%) è circa tre volte quello del Nord (4,6%).
Aumenta di poco di piùanche il tasso di occupazione femminile rispetto agli uomini (+1,4 punti rispetto a +1,2 punti) e si associa alla diminuzione più marcata di quello di disoccupazione.
L’Istat sottolinea che la crescita dell’occupazione è trainata dai settori dei servizi e dell’industria. Il dato positivo è accompagnato da una diminuzione del numero di persone in cerca di prima occupazione e di coloro che hanno perso il lavoro a causa della pandemia.
I canali preferenziali per la ricerca di occupazione continuano, però, ad essere canali informali: la pratica di rivolgersi a parenti, amici e conoscenti è la più diffusa (la quota di chi lo fa sale al 78,0%, +2,7 punti); seguono l’invio di domande e
curriculum (67,2%, +2,0 punti) e la consultazione di offerte di lavoro (49,9%, +1,4 punti). In aumento anche la quota di disoccupati che si rivolge al Centro pubblico per l’impiego (27,6%, +2,0 punti), mentre rimane sostanzialmente stabile il ricorso ad agenzie private.
E se i tassi di occupazione in crescita lasciano presagire segnali positivi resta, però, la problematica della qualità del lavoro dove si registrano ancora un elevatissimo numero di contratti precari e atipici.
Per consolidare questo trend positivo e ridurre le disparità territoriali, dunque, è necessario un impegno costante da parte delle Istituzioni e di tutti gli attori sociali.