Nella società in cui esiste la maggiore disparità di genere, anche sul piano salariale, e in cui la maggior parte degli abusi sulle donne restano impuniti, arriva la soluzione al contrasto alla violenza di genere con una scelta estrema.
In Corea del Sud da un po’ di anni esiste il movimento femminista 4B. Si fonda su un pilastro dei 4 no (Bi per l’appunto): rifiuto del matrimonio eterosessuale, di avere figli, di intraprendere relazioni romantiche con uomini e di avere rapporti sessuali con loro. A questi si aggiunge la scelta ancora più drastica di avere amici maschi.
Migliaia di militanti donne hanno adottato un vero e proprio stile di vita per tenere lontani gli uomini dalle loro vite, evitando di poter incorrere in relazioni malate e di essere strumentalizzate dalla cultura maschilista che le vuole madri e mogli obbedienti, rinunciando ai propri obiettivi, uniformandosi a standard femminili conformati.
Addirittura, per confutare le imposizioni di look che vengono date a tutte le donne coreane con tagli di capelli ammessi e catalogati, così come sulle indicazioni degli outfit da seguire, la donne di B4 hanno adottato una loro “uniforme”: pantaloni larghi, capelli rasati, felpe, cappelli, ed evitano il make up.
Sono vere e proprie attiviste che promuovono una campagna anche online. Dicono così di no alle discriminazioni sociali, dal momento che le donne sudcoreane che scelgono di sposarsi, devono rinunciare al lavoro e allo studio in nome della famiglia.
Su un Paese di 52milioni di abitanti negli ultimi sei anni il movimento femminista ha iniziato la sua lotta contro l’iniquità. La scelta radicale di rinunciare a marito e figli, deriva anche dal fatto che prolifera la violenza domestica nella società sudcoreana. Sulla scia del movimento #MeToo che ha diffuso le iniziative femministe in Corea del Sud, le donne di 4B vanno ad ingrossare le fila del decremento di natalità nel Paese con questa scelta, ferma allo 0,78% di figli per ciascuna donna.