Storia, mito e realtà in ‘Eresia’: la voce delle donne nel libro di Chiara Tortorelli

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È una scrittrice che sa arrivare al cuore dei lettori, definendo oltre le storie e i personaggi, valori e tratti di sensibilità.

Giornalista ed autrice di narrativa Chiara Tortorelli ha pubblicato il suo ultimo lavoro di scrittura dedicato al mondo delle donne: ‘Eresia’, edito Homo Scrivens.

Ispirandosi alla dirompenza dell’istintualitá di ogni donna in cui ritrova qualcosa delle sue antenate, la scrittrice diventa ella stessa uno spirito che cambia il mondo seguendo un’esperienza iniziatica data dalla scrittura.

Così le donne protagoniste di questo libro si calano nella memoria di ritratti di vecchi tempi drammatici, protagoniste della tragedia fino a mettere insieme ciascuna, con il proprio tratto distintivo, la figura di un’unica donna eretica in cui si riconoscono Arianna, Circe, Antigone, Giocasta, Penelope, e, i pazzi, Maddalena, Maria, Elena, Andromaca ed Eva. Il mito, la storia e la religione convergono in un’esperienza di lettura coinvolgente.

Scrittrice dell’interiorità Chiara Tortorelli usa da sempre un approccio creativo basato sulla cultura del sé. Gli enigmi di ogni singola esistenza, l’evoluzione di personalità illustri, danno spicco al desiderio innovativo della creatività, costituendo l’architrave della profonda cultura di cui si fa portavoce l’autrice.

Abituata a ricercare nella storia il suo significato più intrinseco per far confluire in essa una personificazione di nuovi racconti, Chiara Tortorelli dà corporeità ad ogni singola parola scritta, ad ogni pensiero che grazie alla sua penna trova una strada per arrivare all’altro attraverso ritratti reali.

L’autrice di ‘Noi due punto zero’, ‘Storia pettegola di Napoli’, ‘Lilith’, si cimenta con una nuova esperienza che dona alle donne di ieri e di oggi una voce, un riscatto, in un effetto a specchio in cui passato e presente sono legati da volti e storie diverse, in realtà accomunate da tutti i segreti svelati sulla femminilità, come l’autrice ci racconta in questa intervista.

L’ INTERVISTA

  • Chiara, nel tuo ultimo libro si passa dal mito della Caverna alla ribellione. Come si cala il titolo ‘Eresia’ nei tempi moderni?

Eresia significa scelta e scegliere è quanto mai attuale.
La differenza è tra scegliere e quindi essere consapevoli delle forze in gioco e essere passivi, cioè farsi attraversare dalla vita senza scegliere.

  • Hai dedicato questo lavoro alle tue antenate. Quanto di esse c’è nei personaggi dell’ultimo romanzo?

Arianna è dedicato alla mia bisnonna, Anna.
È una storia vera.
La storia di una donna che ha visto partire marito e figli per l’America ai primi del Novecento in cerca di fortuna.
Lei non è partita, ha scelto di restare per essere fedele a se stessa. Una donna fortissima, dallo spirito indomabile.

  • Chiara Tortorelli è eretica? Se sì, in che frangente?

Sono stata eretica da quando ho imparato a scegliere e ad essere totalmente responsabile della mia vita.
Sai, in genere non siamo abituati ad assumerci la responsabilità della nostra vita.
È sempre responsabilità di qualcun altro, colpa di Tizio o Caio se sei infelice o non trovi la tua strada… Oppure sei sfortunato… Ragioniamo più o meno così.
Persino quando si fanno dei percorsi psicologici capita che si rielabori la propria storia in funzione di una responsabilità familiare, sociale ed educativa di un certo tipo.
Se sei così è perché hai avuto quel trauma, dipende dal rapporto con i genitori o con l’ambiente o cose del genere. Io seguo un’altra strada.

Non mi appartiene cercare cause esterni ai comportamenti. Vedo il comportamento come riflesso di una maggiore o minore consapevolezza di sé.
Se sei consapevole sei sempre libero di scegliere, soprattutto sei responsabile della tua scelta. E non deleghi più a nessuno la causa della tua minore o maggiore felicità. È un cambio di prospettiva “eretico” appunto.

  • Circe, Medea e Giocasta sono i primi personaggi che si incontrano in questo libro. Hai scelto di legare la storia antica al presente. Quali connotazioni di questi prototipi ci sono nel femminile contemporaneo?

Tutti e tre perché rappresentano tre tappe evolutive dell’essere. Circe la seduttrice, Medea la vendicatrice, entrambe detentrici del potere magico, Giocasta il simbolo del materno che si ricongiunge all’eros, quindi la madre amata in tutti gli aspetti di luce e ombra, sono dimensioni topiche dell’animo umano.

  • Desiderio e disincanto. Come si colloca nel mondo rosa questa connessione?

Il desiderio è motore di vita e di movimento.
Ma il desiderio va lasciato scorrere, è come il tempo, non può essere fermato. Finiamo nel disincanto perché vogliamo imprigionare e rendere continuativo il desiderio… Ci leghiamo a lui, lo vogliamo far durare, dargli un nome.
Fa parte sempre della stessa storia, molto poco eretica… Anziché vivere il desiderio nel territorio del senza nome lo deleghiamo a una persona in genere. Diamo a qualcun altro la responsabilità del nostro desiderio. E il disincanto diventa inevitabile. Perché l’Altro per sua natura prima o poi tradirà il nostro desiderio,
lo deluderà. Non è mai in un’aspettativa la chiave del vivere.

  • Sei passata dalle donne della tragedia alla figura di Maddalena. In questa figura c’è forse lo spirito più autentico di ogni donna? Se sì, perché?

Ho amato da sempre la figura di Maddalena che per me è sintetizzata nella frase “a te che hai molto amato, molto ti sarà perdonato”. Maddalena riporta all’attualità il senso profondo dell’amore.
La sua esperienza vitale essenziale ci porta in un altro stato di coscienza, “oltre” le comuni aspettative, i bisogni e tutto ciò che in genere chiamiamo amore ma che forse come suggeriva Massimo Troisi è un calesse…

È molto riduttiva la visione dell’amore dei nostri tempi perché è stata completamente spogliata della sua sacralità. Bisognerebbe rileggere Dante o anche il Simposio di Platone per riappropriarsi della dimensione trasformativa ed evolutiva dell’amore. Per ritrovare l’amore/saggezza, l’amore sophia come raccontava Diotima la sacerdotessa del Simposio.

  • Il tuo è un libro per le nuove generazioni. Cosa intendi “sentimentalmente” comunicargli?

Vorrei comunicare alle nuove generazioni proprio questo, la sacralità dell’amore che rappresenta per me rendere sacra e quindi portatrice di saggezza e conoscenza, la dimensione del corpo, dell’eros e del piacere.
C’è una saggezza particolare nella forza erotica che ai nostri tempi appare svuotata, mercificata, resa seriale come un prodotto sugli scaffali del market.
Nella donna l’eros ha un potenziale evolutivo immenso, è la porta per fare spazio all’Altro, per comprendere profondamente ciò che appare diverso e invece è molto più simile a noi di quanto crediamo.
Ho voluto comunicare con questo libro inoltre la possibilità di andare oltre la forbice stretta del giudizio che poi è intolleranza, violenza e disprezzo dell’alterità per ritrovare quell’unità essenziale, profondamente pacificatrice, dove la luce e l’ombra possano svelare la loro danza speculare e ritrovarsi nella pienezza dell’essere. Come avveniva nella tragedia greca dove l’animo umano era rappresentato nella sua cangiante
manifestazione senza giudizio.

  • Quale donna del passato ha lasciato la sua impronta in Chiara Tortorelli?

Chiara d’Assisi. Pare che molti anni fa, Chiara Tortorelli sia nata grazie a un suo miracolo da una madre dichiarata sterile da tutti i medici.

Pina Stendardo
Pina Stendardo
Giornalista attenta ai fermenti quotidiani, raccontati con umanità. Convinta che scrivere sia un atto d’amore e responsabilità, ama divulgare il bello dell’Arte e del sociale, proponendo una narrazione alternativa sullo spaccato culturale.

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