I giovani di oggi, al contrario dei luoghi comuni che spesso ancora si ascoltano, non sono affatto disinteressati al futuro e alle sorti del nostro pianeta anzi hanno dimostrato, in molte occasioni, di avere una sensibilità molto più sviluppata rispetto agli adulti.
Durante il seminario “Walking psychology for wellness”, organizzato a Rhêmes-Notre-Dame dall’Ordine degli Psicologi del Piemonte in collaborazione con l’Ordine della Valle d’Aosta, si è parlato proprio di solastalgia o eco-ansia, termine utilizzato per indicare il timore tra i più giovani sulle sorti catastrofiche imminenti del nostro pianeta accompagnato da quella sensazione che non bastino gli sforzi individuali per arrestarene il declino.
Tra i sintomi più comuni di questo disagio ci sono le crisi di panico, sensi di colpa per non riuscire a fare abbastanza, burnout, stress e apatia.
Secondo i primissimi studi oltreoceano dell’American psychological association, questi vari sintomi possono essere un campanello d’allarme che, se individuato e affrontato nelle prime fasi, può anche invogliare ad adottare comportamenti virtuosi come, ad esempio, un impegno maggiore nella raccolta differenziata e nelle proprie scelte di acquisto quotidiane. Se, invece, l’eco-ansia è accompagnata da altri fattori, può diventare patologica e paralizzante, fino ad associarsi e innescare altri disturbi seri come quelli del comportamento alimentare.
Quello che potrebbe avvenire nella mente di un giovane è un pericoloso ragionamento: preoccupato per lo sfruttamento del pianeta da parte dell’uomo, potrebbe smettere di mangiare in modo corretto con gravissime ripercussioni sul proprio stato fisico oltre che psichico. C’è una soluzione però per disinnescare questa paralisi indotta dall’eco-ansia e, a detta degli studiosi, risiederebbe proprio in un’immersione totale nella natura per ritrovare la giusta serenità.