Ci conviviamo senza nemmeno rendercene conto e lo inaliamo inconsciamente, fino ad ammalarci. L’amianto classifica sei diversi minerali della classe dei silicati, le cui polveri causano il mesotelioma, un cancro relativamente raro delle membrane sottili che rivestono il torace e l’addome, oltre a poter procurare tumori del polmone, della laringe e dell’ovaio, del colon, dello stomaco e della faringe.
Si stima che in Italia solo nel 2024 siano presenti 40 milioni di tonnellate di amianto all’interno di 1 milione di siti e micrositi, di cui 50mila industriali, e 42 di interesse nazionale. Presente sul territorio in 2.500 scuole, 1.500 biblioteche e in almeno 500 strutture ospedaliere. Si trovano in impianti elettrici, tecnici, termoidraulici e termici, ma figurano anche in cantieri navali, impianti di raffinazione, zuccherifici, metalmeccanica. I lavoratori sono i soggetti maggiormente a rischio, secondo il Rapporto del Registro Nazionale dei Mesoteliomi.
Il pericoloso minerale può non essere più dannoso solo se con mirati interventi si attua una bonifica delle strutture, onde evitare che l’esposizione alle sue polveri si tramuti in una “sentenza di morte”, come dichiarato da Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto.
La stessa parola del materiale ne indica la resistenza al tempo. Amianto deriva dal greco “amiantos”, cioè incorruttibile, mentre il suo sinonimo asbesto deriva dalla parola greca “asbestos”, che significa inestinguibile. Esso resiste al fuoco, per cui non riesce ad essere deperibile. L’introduzione della legge numero 257 del 1992 vietò importazione ed estrazione del materiale grezzo che fino a a quel momento era stato commercializzato e usato in Europa con più di 3,5 milioni di tonnellate adoperate dal 1945 in poi.
Ragion per cui è importante imparare a riconoscere la sua presenza, badando bene al colore che può assumere. Generalmente di colorazione bianco sotto forma di crisotilo, si può trovare nei soffitti, nelle pareti e nei pavimenti. Una volta evidenziatolo, è opportuno farlo rimuovere e smaltire nel modo giusto. Esistono punti di raccolta autorizzati dal Ministero che permettono di far conferire l’amianto in apposite discariche, oltre a riversarlo in centri di raccolta autorizzati che successivamente porteranno il materiale in discarica.
Poiché l’esposizione alla sua presenza può procurare effetti nocivi anche a distanza di 20/40 anni, è opportuno adoperarsi per riconoscerlo al fine di salvaguardare la propria salute.


