Nel giorno della strage di Capaci la parola memoria passa attraverso un’iniziativa culturale avviata nella cittadina in cui Giovanni Falcone perse la vita con la moglie ed i suoi agenti. Nel luogo dell’accaduto nasce MuST23, il Museo Stazione 23 maggio. Si tratta di una esperienza immersiva creata da Addiopizzo Travel e Capaci No Mafia, e sarà spazio permanente.
Finanziato da Invitalia, Legacoop e Coopfond, il museo vuole raccontare la storia facendo comprendere le dinamiche che nel 1992 entrarono a far parte del percorso verso la legalità del nostro Paese.
Lo spazio utilizzato è quello dell’ex stazione ferroviaria di Capaci, concessa in comodato d’uso gratuito da Rfi (Rete Ferroviaria Italiana). In cinque container colorati ci sono due sale immersive con visori. Il visitatore viene proiettato sul tratto autostradale in cui avvenne l’esplosione, osservando contemporaneamente, in 20 minuti, testimonianze ed immagini di repertorio legate al tragico evento di 32 anni fa e agli attimi dopo lo sventramento autostradale.
Un mostra fotografica «L’eredità di Falcone e Borsellino», ideata e realizzata dal media partner Ansa, testimonierà invece il lavoro arduo portato avanti dai due magistrati.
Le voci di Capaci grazie alle nuove tecnologie diventano vive. Dario Riccobono, direttore responsabile di MuST23, parla di volontà di “scuotere le coscienze per spingere all’impegno”.
Il progetto di rigenerazione urbana serve anche a riscattare Capaci dal fardello della strage. MuST23 ambisce ad essere spazio di confronto, di racconto vero. Inaugurato il 22 maggio ed aperto al pubblico dal 3 giugno, il museo ha visto tra i suoi ospiti anche l’unico sopravvissuto alla strage, l’autista di Falcone, Giuseppe Costanza. Dopo aver provato il visore, l’uomo ha infatti dichiarato: “Mi è bastato già una volta. Non è stato piacevole, ma serve a raccontare quello che è stato e far continuare la lotta alle mafie come voleva Falcone”.