Escalation bellica in Medio Oriente, equiparabile a quella del petrolio. Il mercato dell’oro nero risente dello scontro tra Israele e Palestina sulla striscia di Gaza ed il prezzo del greggio aumenta di circa il 4%, fermandosi a 89 dollari.
A condizionare l’incremento del costo del petrolio, sono anche i rapporti internazionali, tra la suddivisione a sostegno o della Palestina o di Israele, ed un eventuale estendersi del conflitto che potrebbe fortemente pregiudicare il mercato.
Gli occhi del mondo sono puntati su Gaza e gli investitori giocano al lancio dei dadi per capire cosa potrebbe accadere nell’immediato futuro. Israele ed Arabia Saudita sono in procinto di stringere un accordo sul greggio, sempre sotto supervisione degli Stati Uniti. Il blocco della produzione di petrolio di questo piccolo produttore (Israele), potrebbe portare allo stop alla distribuzione del petrolio iraniano. Ciò non metterebbe in crisi il mercato, ma disegnerebbe nuovi confini ed ipotesi all’interno dello stesso.
Politica e petrolio camminano infatti sotto braccio. La comunità internazionale potrebbe pensare di sanzionare l’Iran per il suo ruolo in questa vicenda conflittuale. Ciò determinerebbe a sua volta, un ulteriore aumento del prezzo dell’oro nero.
In questa delicata partita a scacchi bisogna leggere anche tra le righe. La Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, ha lanciato un allarme contro la normalizzazione delle relazioni con Israele proprio ad inizio ottobre parlando di scommessa su un “cavallo perdente”, da parte di qualsiasi Paese musulmano che supporterà Israele ed il Wall Street Journal, autorevole mezzo di stampa, comunica che le autorità iraniane avrebbero addirittura contribuito alla pianificazione degli attacchi di Hamas.
L’Italia potrebbe subire anche un aumento dei prezzi dell’energia in bolletta, oltre a quello del petrolio. Lo denuncia il ministro delle Imprese e del Made in Italy Alfonso Urso: “La situazione rischia di far esplodere altre problematiche, come accaduto per la guerra della Russia in Ucraina, per l’approvvigionamento di gas e petrolio”.
Il nostro Paese rientra infatti tra i dieci dell’Unione europea che importano gas e petrolio dall’estero per oltre il 70 per cento.


