Si avvicina il 25 novembre, la giornata internazionale di contrasto alla violenza sulle donne e l’Italia intera continua a restare scossa dagli ultimi eventi di femminicidi avvicendatisi solo in una settimana dall’assassinio di Giulia Cecchettin.
La giovane studentessa diventa il simbolo della protesta lungo tutto lo stivale. Era troppo giovane per essere recisa da una mano nera di cui avrebbe voluto fidarsi in qualità di fidanzato ed amico insieme.
Dopo il minuto di silenzio trasformato il 21 novembre, alle ore 11.00, in minuto di rumore per Giulia, su indicazione della sorella della vittima che ha spronato l’opinione pubblica alla ribellione, Milano scenderà in piazza come ogni anno, in memoria delle vittime di uomini violenti e assassini.
La protesta sarà rivolta principalmente contro il governo italiano, al quale si chiede un inasprimento delle pene da cui derivino nuovi input di prevenzione e tutela per giovani, cultura ed incolumità.
“Il patriarcato uccide” sarà il grido che sabato 25 novembre, aspetterà tante donne, ma soprattutto uomini, in piazza della Scala, alle ore 11.00.
“La violenza di genere è una piaga che attraversa età, classi sociali e culturali. È un problema davanti al quale non si può più tacere”, commenta il presidente del consiglio comunale di Milano Elena Buscemi.
Il presidio annunciato durante il consiglio comunale, insieme alla lettura dei nomi delle 106 donne uccise solo nel 2023, gode del convinto appoggio del sindaco Beppe Sala.
Il primo cittadino a tal proposito passa in rassegna i casi di cronaca nera che dovrebbero far riflettere il governo italiano nel dare risposte concrete che tutti chiediamo insieme: “Dobbiamo riflettere su cosa fare, non possiamo andare avanti così. A ogni nuovo caso, la comunità torna a ricordare quelli precedenti che hanno segnato la cittadinanza. A Milano e nell’hinterland è difficile dimenticare i casi recenti di Sofia Castelli, uccisa dall’ex fidanzato a Cologno Monzese, e Giulia Tramontano, stessa fine, di Senago“.


