Milano piange Italo Rota, l’architetto 70enne che ha realizzato il Museo del Novecento in piazza Duomo. Formatosi al Politecnico del capoluogo meneghino, Rota perfezionò a Parigi il suo design. Qui si sbizzarrì in diversi progetti: il Museo d’Arte Moderna al Centre Pompidou con Gae Aulenti, le sale della scuola francese alla Cour Carré del Louvre, l’illuminazione della cattedrale Notre Dame e del lungo Senna, la ristrutturazione del centro di Nantes.
La ricerca sulla luce, combinata ad elementi moderni e materiali innovativi, lo portò ad abbellire Milano al suo rientro negli anni ’90 in Italia. Rota nel tempo ha lavorato in giro per lo stivale e all’estero, fino a guadagnarsi nel 2006 la Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana per gli Spazi Pubblici.
La Casa Italiana alla Columbia University di New York, il Tempio Indù a Mumbay (2009), il Chameleon Club al Byblos Hotel a Dubai, sono sue mirabili creature.
La conferma della morte ha scosso Milano che subito con i suoi esponenti di spicco ha rivolto parole di lode all’architetto. “La scomparsa di Italo Rota ci priva di uno dei massimi architetti mondiali, uno degli spiriti più liberi e geniali di Milano. Quando nessuno credeva in Expo, mi è stato vicino con le sue idee ed energia. La sua opera continuerà ad accrescere il fascino di Milano nel mondo”, ha dichiarato sindaco Beppe Sala.
Saggio, folle, innamorato di luce e colore, Rota ha lasciato un segno anche nell’incontro con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che lo ha descritto come “funzionale nella creazione di spazi di incontro e di dialogo”.


