Secondo un recente rapporto del Centro studi di Unimpresa, circa 8,5 milioni di italiani si trovano in una condizione di disagio sociale e sono quindi a rischio povertà.
Questa cifra rappresenta circa il 15% della popolazione e, seppur in leggero calo rispetto al 2022 (quando erano 8,44 milioni), dipinge un quadro tutt’altro che roseo.
Il rapporto evidenzia come la povertà in Italia abbia assunto un carattere strutturale, colpendo in particolare famiglie con minori a carico (circa 2 milioni di persone ovvero il 3,4% della popolazione), persone sole (oltre 3 milioni cioè il 5,1% della popolazione) e stranieri (quasi 1 milione circa il 1,7% della popolazione). A queste percentuali vanno aggiunti gli oltre 5 milioni di persone che vivono in povertà assoluta che fanno salire il numero di italiani in difficoltà, totale o parziale, a 14 milioni.
Il fenomeno osservato da Unimpresa riguarda principalmente i disoccupati e i working poor, ovvero lavoratori precari o sottopagati: in particolare, questo bacino, negli ultimi anni, ha alimentato la fetta di poveri assoluti.
“Quello dei poveri è un vero e proprio dramma e chi, come me, ogni giorno trascorre del tempo tra le persone, nei negozi e nei mercati si rende conto delle difficoltà delle persone.” –afferma il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi.
Secondo Longobardi, il governo, però, sta operando in maniera positiva e la grande sfida è arrivare a fine 2024 ad avere un numero più basso di italiani a rischio povertà.
“Mentre vanno definiti sostegni, misure emergenziali e misure per il reinserimento a livello occupazionale per i poveri, è dunque indispensabile evitare che la situazione degli occupati in difficoltà peggiori ancora di più.” – conclude.


