Il governo siciliano sceglie di riaprire il casolare in cui il 9 maggio del 1978 fu ucciso Peppino Impastato, giornalista antimafia. A Cinisi si sceglie di dare valore al ricordo della memoria, sottraendo all’invidia e all’oblio il senso di legalitá che Peppino aveva fortemente radicato nella sua vita.
Gli interventi da 150mila euro sono stati eseguiti con i Fondi di sviluppo e coesione 2020-2024. Nella struttura denominata Casa memoria Felicia e Peppino Impastato, hanno portato al consolidamento della muratura e del fondale del casale, oltre che del vespaio areato perimetrale.
Il casale sarà presidio di legalità aperto ai cittadini, dato in comodato d’uso dal Presidente della Regione Renato Schifani. L’inaugurazione avvenuta pochi giorni fa, ha goduto della presenza dei familiari di Peppino e di alcuni licei di Cinisi.
L’ex attivista politico della Nuova Sinistra che appoggiava le lotte contadine, era nato in una famiglia mafiosa, ma con Radio Aut, libera ed autofinanziata, iniziò a diffondere la cultura della legalità in risposta a quella mafiosa. Lo ricorda benissimo il film di Marco Tullio Giordano, ‘I cento passi’, dedicato alla sua memoria.
Nel 1978 Peppino Impastato si candida al Comune nella lista di Democrazia Proletaria per le elezioni comunali ma non ne conoscerà mai il risultato. Sarà comunque votato ed eletto simbolicamente a Cinisi. Nella notte tra l’8 e il 9 maggio viene assassinato dalla mafia nel casolare che ora porta il suo nome. Il suo corpo viene adagiato sulla ferrovia, sopra una carica di tritolo. L’idea era quella di far credere che si fosse suicidato. Nelle stesse ore in cui veniva ritrovato il suo cadavere, analoga sorte toccava anche ad Aldo Moro, ucciso dalle Brigate in via Caetani. La maggior clamorosità di quest’ultimo evento offuscò agli occhi dell’opinione pubblica la morte di Peppino Impastato, che solo anni dopo, grazie anche al fratello Giovanni, trovò ascolto tra la gente.


