Venditti e De Gregori Tour, musica d’autore all’Arena Flegrea. Sotto il cielo di Napoli le note diventano poesia

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Siamo tutti figli di una vecchia canzone, anzi, di una loro canzone e quando la ascoltiamo letteralmente vibriamo. Francesco De Gregori e Antonello Venditti ritornano a cantare insieme dopo 50 anni e lo fanno con un tour che reca il loro nome, girando l’Italia in lungo e in largo a suon di pianoforte a coda e armonica a bocca. I due poeti della musica italiana che hanno tracciato con le loro canzoni parte della nostra storia, all’Arena Flegrea di Napoli hanno abbracciato con la musica i cuori di 6mila persone.

Il pubblico pagante entusiasta, assiste al mega tour che vede protagonisti due pilastri della nostra canzone. De Gregori e Venditti ci hanno allevato a pane e poesia, tra note che inneggiano all’Italia e ai suoi protagonisti o che ci hanno semplicemente insegnato a parlare d’amore.

Così brani come ‘Generale’, ‘La Donna Cannone’, ‘Sempre e per Sempre’, ‘La leva calcistica del ’68’, ‘Viva l’Italia’, ‘Sangue su Sangue’ o ‘Rimmel’, ‘Buonanotte Fiorellino’, si uniscono a testii come ‘Bomba su bomba’, ‘Alice’, ‘Peppino’, ‘Che Fantastica storia è la vita’, ‘Ci vorrebbe un amico’, ‘Altamarea’, ‘Sara’, ‘Notte prima degli esami’, ‘Giulio Cesare’ e ‘Grazie Roma’.

Il cuore fa un balzo e finisce dritto nella culla di quei pensieri messi in 50 anni di carriera nero su bianco, su carta da spartito. De Gregori e Venditti sono di fatto patrimonio della canzone italiana e in un duetto continuo sognano sul palco insieme al loro pubblico, magari sorseggiando un bicchiere d’acqua o fumando una sigaretta tra un’intonazione e l’altra, con estrema naturalezza, come se ci si stesse esibendo per un gruppo familiare.

I loro brani restano classici senza tempo che non hanno bisogno di effetti speciali per far breccia in chi ascolta. Quando su ‘La Donna Cannone’ De Gregori si lascia andare al suono della sua armonica, Napoli balza Oltreoceano; il filo spazio-temporale compie un repentino salto e l’ascoltatore si ritrova all’improvviso immerso con l’immaginazione in un Festival country, in una lunga notte d’estate a Nashville, tra lucine e suoni di cicale, mischiate ad interessanti effetti musicali e stupefacenti armonie. Subito dopo il sax che fa da accompagnamento a Venditti in ‘Alta Marea’ ci lascia tuffare in un blues di seta e baci. I due amici del romano Folkstudio (negli anni ’60 locale importante per la formazione di giovani autori), uniscono a distanza di tempo, una voce eccezionale, all’istinto di armonicisti di gloriosa fama, in atteggiamento da compagnoni. Per Antonello sembra che il tempo non sia assolutamente passato. Tra un tiro di sigaretta e una nota al piano, la sua timbrica si espande e fluisce sul pubblico come energia adrenalinica che pervade anima, istinti e pensieri. De Gregori ci proietta invece con la sua romantica naturalezza e l’andatura da cowboy a riposo, in un luogo incontaminato che ti fa venire voglia di perderti sotto un cielo di stelle tra un sorso di whisky e una sana chiacchierata con gli amici.

Gli ex componenti di Theorius Campus, primo nome del duo artistico, datato 1972, dimostrano che in barba alla hit parade, la buona musica, quella scritta con coscienza e cognizione del vivere sociale e personale, non conosce sosta. Resta immortale anche quando le generazioni passano e gli stili si evolvono. Ascoltando una canzone di De Gregori e Venditti, si riesce a sfiorare tutta l’enciclopedia musicale. Con loro si uniscono anche i rispettivi musicisti e le due band diventano una fiumana di artisti che sa perfettamente interpretare la sincronia evolutiva di entrambi i cantautori.

All’Arena Flegrea la musica gira intorno ed il pubblico di giovani adulti, forse non più scanzonati, ma cresciuto a suon di chitarre sulla spiaggia suonate ai falò in piena estate con le canzoni di Antonello, e a giri di vinile o cassette di De Gregori ascoltate in loop in casa o nella propria auto tra gli anni ’70-’80 e ’90, si sente pienamente vivo e nuovamente ragazzo, durante un concerto che fa letteralmente stare bene, apprezzando la bellezza del cantautorato nostrano.

Pina Stendardo
Pina Stendardo
Giornalista attenta ai fermenti quotidiani, raccontati con umanità. Convinta che scrivere sia un atto d’amore e responsabilità, ama divulgare il bello dell’Arte e del sociale, proponendo una narrazione alternativa sullo spaccato culturale.

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