Le donne di Theran e di altre città iraniane protestano da tempo calpestando o bruciando il loro hijab. Il gesto, dopo la tragica scomparsa di Mahsa Amini, la cui morte è piena di dubbi da chiarire, è una ribellione contro l’obbligatorietà di indossare il velo islamico coprendo letteralmente l’identità della donna.
Restano i riflettori accesi, a livello mondiale, sul regime degli ayatollah, che ha inasprito ancora di più l’obbligatorietà del velo. Con una nota ufficiale il ministero dell’Interno di Teheran ha confermato l’hijab obbligatorio, definendolo “uno dei fondamenti della civiltà della nazione iraniana” e “uno dei principi pratici della Repubblica islamica”.
L’Iran International ne dà notizia ribadendo le intenzioni della politica islamica: “Non c’è stato e non ci sarà alcun ritiro o tolleranza nei principi e nelle regole religiose e nei valori tradizionali. L’hijab e la castità dovrebbero essere tutelate per rafforzare le fondamenta della famiglia”.
Continuano dunque i divieti nel Paese, con chiusure di centri per servizi e negozi per il mancato rispetto dell’obbligo di dipendenti e clienti.


