Iran non solo contro le donne, ma anche contro le minoranze religiose. Trascorso un anno dall’assassinio di Mahsa Amini, donna curda uccisa per il rifiuto di indossare il velo, proliferano gli arresti dei cristiani. Sono almeno 69 fino ad ora, di cui decine convertiti dall’islam.
Lo scopo è di “rieducarli” alla cultura islamica senza discussioni. Ancora 10 sono in carcere (4 uomini e 2 donne), come informa Asia News; i rilasciati invece, hanno dovuto pagare ingenti cauzioni fino a 40 mila dollari, oltre a partecipare a sessioni di rieducazione islamica.
Molti sono assiro-caldei, battezzati sin da piccoli. Sono stati fermati in 11 diverse città del Paese.
Così gli ayatollah continuano la loro politica repressiva con fermi a causa di fede. Chi viene rilasciato è costretto a firmare documenti in cui ci si astiene dal promuovere ulteriori attività cristiane oppure, previa convocazione, è obbligato a lasciare l’Iran o viene cacciato dal lavoro su richiesta di alcuni agenti dell’intelligence.
La “polizia della morale” non risparmia nemmeno i cristiani convertiti, non riconosciuti da Teheran, così come la minoranza della comunità bahài.
La denuncia di quanto sta avvenendo è stata confermata anche dalla Commissione Usa per la libertà religiosa nel mondo, secondo cui “negli ultimi mesi, decine di persone [bahài] sono state arrestate, processate e imprigionate con accuse di natura religiosa e prese di mira sulla base della loro fede”.


