Il 15 agosto 2021 i talebani riprendevano, definitivamente il controllo di Kabul, capitale dell’Afghanistan. Ieri, il occasione del secondo anniversario di tale data i talebani hanno festeggiato con una sfilata di auto e decine di bandiere dell’Emirato davanti al complesso che ospitava, fino al 2021, l’ambasciata americana nel Paese.
Gli esperti dell’Onu hanno lanciato un’allarme per ricordare le gravissime condizioni umanitarie in cui versa la popolazione afgana.
Si stima che 16 milioni di bambini non ricevano cibo di base o assistenza sanitaria e siano quasi 30 milioni, il massimo storico, gli afghani bisognosi di assistenza. La recessione economica, inoltre, ha favorito pratiche discriminatorie, dannose, oppressive e violente come il matrimonio forzato e infantile, l’abuso e lo sfruttamento economico e sessuale, la vendita di bambini e organi, il lavoro forzato minorile, la tratta di esseri umani.
Inoltre più di 28 milioni di persone, su una popolazione di circa 40 milioni, dipendono dagli aiuti umanitari che dal 2021 sono aumentati del 60%.
Da quando i talebani sono al governo a pagarne le spese sono, soprattutto, le donne per le quali è diventato impossibile studiare (prima del 2021 oltre 100mila donne erano iscritte ad università pubbliche o private), avere una vita sociale o, semplicemente, compiere tragitti più lunghi senza essere accompagnate. “Le donne –affermano gli esperti Onu– sono state persino private dell’opportunità di trovare conforto in alcuni dei loro spazi, come i saloni di bellezza frequentati e gestiti da donne, a cui è stato recentemente ordinato di chiudere i battenti”. Inoltre, le autorità de facto hanno introdotto l’uso di punizioni crudeli e indegne, come la lapidazione, la fustigazione e la sepoltura sotto un muro.
Tutte queste misure, che rientrano nella violazione dei diritti umani, sono giustificate come un ritorno alla tradizione e ai valori islamici.
Kabul non è certamente un caso isolato ma è sicuramente uno dei più cocenti.


