Giulia Cecchettin immagine dell’indignazione collettiva verso il femminicidio. Mentre si consumano indagini e pagine di cronaca sulla triste vicenda della 22enne uccisa dall’ex fidanzato geloso della sua carriera universitaria, le amministrazioni di tutti i Comuni italiani si sono messe in marcia, chiamando a raccolta nei giorni scorsi e non solo, studenti, professionisti e cittadini, pronti ad unirsi all’urlo di dolore della famiglia Cecchettin.
Anche la città di Acerra, presieduta dal sindaco Tito d’Errico e dal parterre di assessore impegnate da anni nella lotta alla violenza di genere sul territorio, ha scelto di ricordare attraverso Giulia, il diritto sacrosanto alla vita e alla realizzazione della propria identità, che nessun uomo può mettere a tacere.
Così, durante il convegno ‘Uomini e donne dalla stessa parte contro la violenza sulle donne’, le assessore Milena Tanzillo, Milena Petrella e Francesca La Montagna hanno organizzato una protesta simbolica per la giornata del 25 novembre, usando campanelli per far rumore in nome di Giulia Cecchettin. È stato il loro modo per invitare ad un risveglio, a non trascurare i famigerati “campanelli d’allarme”, affinché le campane siano solo rintocco di vita e gioia, piuttosto che di morte.

Insieme a tante professioniste e professionisti, Acerra ha cercato di raccontare la violenza di genere come realtà sociologica e sensibile, ribaltando la quotidiana narrazione attuale. Con l’aiuto del sociologo e psicologo Giuseppe Gargano, si è scesi in profondità del fenomeno, volendo essere intenzionalmente scomodi e provocatori, convinti che bisogna scuotere ancora tanta polvere per riportare quello stato di grazia straordinaria a cui vorremmo ritornare, senza violenza. Una parola ha accompagnato il confronto con le scolaresche ed i docenti: custodia. Ciascun individuo, uomo o donna che sia, deve imparare ad essere custode del proprio io e dell’altro, consapevole che l’alteritá non “altera” il nostro campo espressivo, ma può e deve connotarlo nel modo giusto, dando peso alle parole, ai gesti, prima che diventino macigni che uccidono.
A Giulia Cecchettin è stata dedicata una corona d’alloro che sarà inviata alla famiglia per mostrare tutta la vicinanza della collettività acerrana, nella volontà di essere tutti dalla stessa parte contro la violenza sulle donne.
Gli studenti hanno accompagnato la memoria di Giulia e di tutte le donne uccise dai loro ex compagni, con omaggio in musica, partendo dal brano Amazing Grace, incentrato sul senso di grazia del mondo femminile, finendo con il Cantico delle Creature, quale invito a rispettarsi reciprocamente come figli del Creato che vuole tutti uguali non solo nell’atto della creazione, ma anche nel diritto alla vita e alla dignità.
Tanti monologhi hanno sostenuto la battaglia della famiglia Cecchettin, con cui intende solidarizzare la città della provincia di Napoli, che a Giulia ha anche dedicato le parole della poetessa Valeria Imbimbo ed i quadri della pittrice Pina Candileno.
La casa di Marinella, casa-rifugio per vittime di violenza, insieme alle testimonianze della psicologa Claudia Caccavale, della consigliera regionale Vittoria Lettieri e del vice procuratore del tribunale di Nola, Martina Salvati, ha raccontato ai giovani il dramma della violenza che sembra lontano dai contesti locali, ma appartiene ad ogni comunità. Da qui l’allerta ad imparare a leggere il proprio ‘io’ per interpretare i segnali dell’altro con consapevolezza e lucidità, cosa che a Giulia è mancato per eccesso di bontà e solidarietà umana verso Filippo che purtroppo l’ha barbaramente uccisa.



