I giovani italiani andranno in pensione a circa 71 anni. Sono questi i dati che emergono dall’analisi Ocse, organizzazione internazionale di studi economici per i paesi membri e paesi sviluppati aventi in comune un sistema di governo di tipo democratico ed un’economia di mercato, nel rapporto “Pensions at a galance”.
Per un giovane di circa 22 anni che inizi a lavorare oggi si prevede che, con l’aumento dell’aspettativa di vita, si vada in pensione a circa 71 anni. L’Italia, infatti, è una dei nove paesi Ocse che vincolano il pensionamento legale per età con la speranza di vita. Il collegamento tra età pensionabile e speranza di vita non è necessario per migliorare le finanze pensionistiche ma mira ad evitare che le persone vadano in pensione troppo presto e con pensioni troppo basse oltre che per promuove l’occupazione. Un altro aspetto che differenzia l’Italia dagli altri paesi esaminati nel report riguarda i contributi pagati dagli italiani per le pensioni che sono tra i più alti arrivando al 33%, una percentuale che, come sottolinea il rapporto Ocse “potrebbe danneggiare la competitività dell’economia e ridurre il tasso totale di occupazione”.
La pensione, dunque, diventa un vero e proprio miraggio per tutti i giovani che si affacciano al mondo del lavoro ma, c’è da dire che il primato non appartiene all’Italia. È la Danimarca, infatti, a detenere il primato per l’età pensionabile che potrebbe arrivare anche a 74 anni.
Ad oggi, in Italia, l’età pensionabile legale è di 67 anni, in forte aumento dopo le riforme attuate durante la crisi finanziaria globale. Quindi, a meno di nuove norme per l’anticipo, i giovani italiani saranno costretti a sforare la media di circa quattro anni.


