Non è bastata la crescente pressione internazionale ed un appello diretto da parte del presidente americano Joe Biden a far desistere il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sull’attacco a Rafah. Quest’ultimo, infatti, ritiene che la guerra non può essere completata senza premere su Rafah luogo in cui ritiene siano nascosti ostaggi e leadership di Hamas.
L’offensiva a Rafah, città della Striscia al confine egiziano, stando alle dichiarazioni di Benny Gantz, componente dell’esecutivo di guerra israeliano, dovrebbe partire entro l’inizio del Ramadam, ovvero entro il 10 marzo.
“Il mondo deve sapere e i leader di Hamas devono sapere” – ha affermato Gantz capo di stato maggiore militare in pensione, durante una conferenza di leader ebrei americani, a Gerusalemme ieri – “Se entro il Ramadan i nostri ostaggi non saranno a casa, i combattimenti continueranno ovunque, compresa l’area di Rafah.”
Un’offensiva che preoccupa l’intero mondo poiché è proprio a Rafah che hanno cercato rifugio la maggior parte degli 1,7 milioni di palestinesi sfollati. Temendo il rischio di stragi di civili, i governi stranieri e le organizzazioni umanitarie hanno ripetutamente esortato Israele a risparmiare l’ultima grande città della Striscia non invasa dalle truppe di terra durante la guerra che va avanti da quattro mesi.
Sulla questione “strage di civili” Gantz è intervenuto dichiarando che l’offensiva a Rafah sarà condotta in modo coordinato e in dialogo con americani ed egiziani per facilitare l’evacuazione e “minimizzare il più possibile le vittime civili” ma non è ancora chiaro dove i civili potranno trasferirsi durante l’assedio.


