Ancora un fallimento, dopo quello del 2016, durante il secondo lancio di prova del missile nucleare britannico “Trident”.
Il test è avvenuto alla presenza del ministro della Difesa, Grant Shapps e del comandante della Marina Britannica Ben Key. Il missile, partito dal sommergibile, doveva avere una traiettoria di oltre 9mila chilometri ma, invece, è precipitato nell’Oceano Atlantico a poche decine di metri dal veicolo.
E mentre il ministro della Difesa ha parlato di semplice “anomalia”, una fonte ministeriale ha tentato di smorzare la portata dell’incidente parlando alla Bbc di “un problema specifico legato esclusivamente a una condizione da test” e assicurando che la deterrenza nucleare del Regno resta “sicura ed efficace” e che il “Trident” è in grado di essere assolutamente utilizzato in un’ipotetica situazione reale di conflitto.
Ad ogni modo si è trattato di un incidente che sta creando molto imbarazzo sia al Regno Unito che alla società che produce il missile “Trident”.
Intanto la questione legata al “flop” del missile ha messo in fermento il parlamento dove l’opposizione laburista ha sollecitato il governo a fornire ulteriori chiarimenti. Fermenti anche da parte degli attivisti pacifisti della Campaign for Nuclear Disarmament (Cnd) che hanno approfittato per dire ancora una volta “No al nucleare” sottolineando che, il mezzo miliardo di sterline impiegate per il “Trident”, siano uno spreco di denaro pubblico che non può più andare avanti.


