Rappresenta l’immagine del Parlamento europeo, ma ora rischia di lederla. L’inflessibile Ursula von der Leyen è finita nei pasticci per l’intercettazione di alcuni messaggi compromettenti inviati alla nota azienda farmaceutica Pfizer.
Nello scambio comunicativo, senza mandato degli Stati membri dell’Unione Europea, la presidente avrebbe avviato una negoziazione privata con l’amministratore delegato Pfizer, Albert Bourla.
L’episodio è sfociato in una denuncia penale contro la presidente Ue, depositata dai tribunali belgi.
L’Europa grida allo scandalo, in vista delle prossime elezioni europee previste a giugno. L’indagine della Procura europea (organismo indipendente dell’Ue), sta analizzando la comunicazione con il ceo di Pfizer, datata 2021.
Al centro della vicenda la negoziazione in prima persona dell’acquisto di 1,8 miliardi di dosi di vaccino contro il Covid. Sul caso Pfizergate è intervenuta prima la procura di Liegi per presunte interferenze nelle funzioni pubbliche, distruzione di sms, corruzione e conflitto di interessi.
L’accusa era però partita da due esposti del governo ungherese e polacco, oltre che da una denuncia quasi ritirata, presentata dal lobbista locale Frederic Baldan. Sembra che sia Ungheria che Polonia siano stati citati in giudizio da Pfizer per mancati pagamenti per le dosi di vaccini dopo aver interrotto le consegne. Si tratterebbe di odore di vendetta?
Fatto sta che Ursula, desiderosa di rigovernare la Commissione Ue per un altro quinquennio dopo il 9 giugno. Eppure la presidente era già finita in tribunale un anno fa, per la stessa questione che ora viene rispolverata in vista della campagna elettorale.
Alla Commissione si contestano sprechi per 4 miliardi di euro in vaccini acquistati e poi gettati nel momento di crisi sanitaria. Ora le forze di opposizione hanno presentato un’interrogazione come contromossa, sperando che la mannaia scenda sulla carriera futura della attuale rappresentate istituzionale Ue.


