Continua a salire la tensione per un’escalation in Medio Oriente con i rapporti tra Israele ed Hezbollah che diventano sempre più tesi. L’attacco sferrato da Israele all’ambasciata iraniana a Damasco non ha fatto altro che aumentare il rischio di un conflitto con gli sciiti libanesi, ovvero gli alleati di Teheran più vicini allo stato ebraico il cui leader è Hasan Nasrallah. Già dal 7 ottobre Hezbollah, organizzazione paramilitare islamica sciita e antisionista libanese nata nel 1982, hanno iniziato a scambiarsi colpi lungo il confine tra Israele e Libano. La media è aumentata quotidianamente arrivando a raggiungere il numero, così come riporta Middle East Monitor, la media di 100 lanci di missili al giorno. Un numero spaventosamente alto se si considera che, quando il Libano e Israele erano ufficialmente in guerra nel 2006, la media era di 120 scambi di razzi su base giornaliera. Nel 2006 Israele uscì sconfitto dallo scontro e fu costretto a ritirare le sue truppe dal sud del Libano con la conseguente ascesa politica di Nasrallah.
Adesso che la tensione è nuovamente alle stelle lo scenario di guerra tra i due schieramenti appare totale con la differenza che, però, rispetto al 2006, le milizie di Hezbollah sono molto più preparate.
Per ora Israele ha come obiettivo quello di spingere Hezbollah oltre il fiume Litani per evitare il rischio di dover respingere un’incursione terreste dal libano non solo per la crescita esponenziale delle milizie libanesi ma anche per la lunghezza di intervento a Gaza.
Risulta difficile capire se questo equilibrio durerà anche perché la tensione a Rafah non consente di allentare la tensione. Ma, ad ogni modo, un ulteriore attacco israeliano oltre confine come quello a Damasco, potrebbe avere conseguenze catastrofiche per l’intera regione.




