Due anni di negoziati e finalmente la luce dopo il tunnel. L’Unione Europea dà il via libero definitivo ad una direttiva comune contenente misure di contrasto alla violenza sulle donne, compresa quella domestica.
Il Consiglio Ue stabilisce standard europei per la protezione delle vittime contemplando un inasprimento pene detentive da uno a cinque anni. L’esecutivo si esprime in maniera netta sui matrimoni forzati, la violenza informatica o la mutilazione genitale femminile, ma incontra l’opposizione delle associazioni femministe perchè alla fine non contiene la definizione di stupro come reato europeo. Inizialmente si stava lavorando per definire il “rapporto sessuale non consenziente” quale stupro, ma alcuni stati membri non hanno prestato il consenso per etichettarlo, così da agevolarne anche la gestione come reato.
Eppure il testo originariamente proposto dalla Commissione contemplava questo passaggio determinante. Per tale ragione, alla luce delle polemiche sorte sul tema della effettiva tutela, l’esecutivo comunitario potrebbe decidere di intervenire con una nuova raccomandazione. Il 19 giugno, subito dopo l’appuntamento elettorale europeo, il testo indicativo e non vincolante per gli Stati membri cercherà di delineare una serie di misure antiviolenza. Una cosa è certa: nella lacunosità del primo testo comune i Paesi Ue saranno finalmente scossi almeno nel considerare reati la mutilazione genitale femminile, il matrimonio forzato e la condivisione non consensuale in rete di immagini intime.
Il nuovo testo giuridico europeo accende i riflettori sulle aggravanti dei reati commessi non solo contro le donne, ma anche contro un bambino, un ex coniuge o partner, un rappresentante pubblico, un giornalista o un difensore dei diritti umani. Intende prevenire così la violenza generica, tutelando la vittima nella privacy, evitando anche la vittimizzazione ripetuta.
Relativamente ai processi per violenza sulle donne invece, gli Stati membri dovranno garantire ammissione delle prove sulla condotta sessuale passata della vittima, solo se pertinenti e necessari, onde evitare la violenza psicologica processuale che eventualmente potrebbe derivare da una denuncia presentata dalla donna vittima di abusi. Il frutto del dialogo non privo di compromessi tra i Paesi Ue desidera inoltre semplificare la denuncia per chi subisce violenza domestica, contemplando misure ed indicazioni dati agli Stati per assistere e proteggere le vittime.
Dopo il via libera finale del Consiglio, gli Stati membri potranno recepire la direttiva nel diritto nazionale, nell’arco temporale di tre anni.


