Quando si parla di Unione Europea non si può prescindere dalla politica dei trattati che di fatto ha disegnato l’iter costitutivo del concetto attuale Ue.
I trattati sono stati dunque il sigillo su cui l’Unione Europea ha fondato le proprie alleanze, conscia dell’elemento vincolante costituito da queste carte che definiscono gli obiettivi dell’Unione, le regole di funzionamento delle istituzioni europee, le procedure per l’adozione delle decisioni e le relazioni tra l’UE e i suoi paesi membri.
Ogni qual volta un nuovo Stato diventa membro Ue, si rende necessaria la ratifica di un nuovo trattato di ingresso, atto ad implementare la lista dei firmatari del trattato fondativo. I trattati Ue sono custoditi dal governo italiano che ne è depositario, e si trovano nel Palazzo della Farnesina, sede del Ministero degli Affari Esteri.
Due sono i trattati che hanno dato inizio alla storia dell’Unione Europea, quello di Roma, datato 1958, volto ad istituire la Comunità economica europea, e quello di Maastricht, effettivo dal 1993, rappresentante il Trattato sull’Unione Europea. Essi sono la base Ue, e sono stati modificati diverse volte con “trattati emendativi”.
L’ago della bilancia Ue attuale si regge invece, sulle modifiche apportate al Trattato di Lisbona, che ha determinato l’attuale assetto giuridico con il Trattato sull’Unione europea, frutto della modifica del TUE (a sua volta creato dal trattato di Maastricht), ed il “Trattato sul funzionamento dell’Unione europea TFUE, (derivante dalle riforme del TCEE). Entrambi ad esempio, sono stati modificati il primo dicembre 2009.
La proposta Ue per il 2024 dovrebbe partire, a detta delle linee programmatiche dei Paesi membri, da una riforma delle istituzioni europee. I capi di governo dei 27 Stati membri hanno infatti deciso il 21 e 22 marzo, di procedere in tal senso, a partire dalla revisione dei trattati. Il processo però, potrebbe essere lungo, ma necessario, alla luce di nuove risposte che l’Ue intende dare con istituzioni europee pronte alle sfide contemporanee.
Nel 2022 erano già state avanzate ben 49 proposte per cambiare l’Unione Europea. La Conferenza sul futuro dell’Europa aveva fotografato cittadini desiderosi di un continete più unito e democratico, con nuove forme di partecipazione diretta e rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo. Per riuscire ad ottenere tutto ciò, sarebbe dunque necessaria la sopracitata riforma dei trattati. Se ciò accadesse, ad esempio, il Parlamento europeo potrebbe avere maggiore potere legislativo, con la possibilità di proporre nuove leggi (attualmente spettante alla Commissione europea), e maggiori influenze sulla pronuncia di temi quali ambiente, salute, energia, affari esteri e difesa.
La querelle si affianca al problema del superamento dell’unanimità e del “potere di veto”, di cui è dotato ciascuno dei 27 Stati membri. L’Italia ad esempio, si è detta favorevole alla modifica dei trattati, con alcune eccezioni interne alla politica nostrana che invece, ha storto il naso su questa possibilità.
L’idea di un’Europa che si allarga comprendendo Ucraina, Moldavia e Balcani occidentali, determinerebbe conseguenze sulla modifica del meccanismo decisionale UE. Trasparenza e velocità di decisione, si renderebbero dunque necessarie per rispondere ai problemi di crisi energetica, guerre e crisi economiche, riguardanti la politica estera, che per l’Unione e i suoi cittadini, grazie alla modifica dei trattati, garantirebbe una rappresentanza dell’Ue molto forte in ambito internazionale, magari sotto una presidenza unica.


