I 27 paesi Ue temono l’astensionismo dal voto. Le popolazioni, pensando al proprio benessere, guardano con sospetto al futuro dei lavori dell’Unione Europea e ipotizzano che non possa esserci reale rappresentatività delle proprie istituzioni all’interno dei meccanismi Ue. L’argomento è stato affrontato anche nel corso del festival dell’economia di Trento, ascoltando il parere autorevole di Jaume Duch, Direttore generale della DG comunicazione del Parlamento europeo.
Propensi all’astensione i paesi che hanno un tasso di analfabetismo più alto, redditi più bassi e popolazione più anziana. La disillusione nella politica è in realtà il timore più grande che porterebbe un 40% di europei a non votare. L’idea che anche l’accesso ai fondi possa essere troppo complessa, indurrebbe la popolazione (soprattutto rurale), a non recarsi alle urne. Anche i giovani non riescono ad interfacciarsi con le istituzioni europee, che invero per questa tornata elettorale hanno poco pubblicizzato i propri programmi spesso triti e ritriti, senza informazioni specifiche su come si intendono portare avanti in futuro le tematiche da affrontare. Nonostante si ipotizzi un trend in crescita del futuro elettorato giovanile pari al +5%, alla luce della campagna mediatica sull’Europa condotta dopo la Brexit, il Covid, la guerra in Ucraina, l’Europa potrebbe non aver familiarizzato con i suoi cittadini che di tali eventi ricordano solo l’impatto negativo sulle proprie vite. L’insicurezza data in particolar modo dalla guerra della Russia contro l’Ucraina, potrebbe avere importanti conseguenze sull’astensionismo nei paesi vicini al fronte. Questo fa pensare che a recarsi al voto sarebbero per lo più i paesi dell’Europa orientale, rispetto a quelli dell’Europa occidentale.
Dal momento che alle ultime europee non è stato raggiunto il 50% dei voti, per quanto i sondaggi possano lasciare presupporre che il prossimo giugno i votanti arriveranno a quota 70% della popolazione europea, il timore è che comunque la maggioranza dei paesi del sud Europa decida di non esprimere il proprio parere elettorale.


