Norma anti Gandhi, il ddl sicurezza punisce chi blocca una strada

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Sit-in di attivisti che bloccano le strade hanno creato negli ultimi anni non pochi problemi. Per questo arriva la norma anti Gandhi, ribattezzata ironicamente dall’opposizione al governo, e riferita a alle proteste pacifiche che creano però disagio ai cittadini in strada.

Viene inserita nel decreto sicurezza e bolla come reato penale la pericolosità reazionaria di coloro che creano rimostranza con un dissenso a corpo libero sulle carreggiate italiane.

Previsto addirittura il carcere se l’opposizione in strada è commessa da più di due persone.

Il passaggio della norma in Commissione Giustizia e Affari costituzionali della Camera, avvenuto nella giornata del 27 giugno, è pronto adesso ad approdare nell’aula di Montecitorio. Il disegno di legge è firmato da Nordio e Piantedosi.

La norma ha incontrato però l’ opposizione del PD che con emendamenti ha cercato di porre rimedio al reato di blocco stradale con il solo corpo. Esso contempla fino a un mese di carcere per chi impedisce la circolazione sia su strada che sui binari. L’incremento pena fino a due anni, sarebbe invece previsto per la manifestazione caldeggiata da due o più persone.

Insorge e definisce la norma anti Gandhi un passaggio non sulla sicurezza, ma contro la libertà il centro sinistra.

Il riferimento agli attivisti di Ultima generazione, dal 2018 promotori di questa tipologia di manifestazioni, è chiarissimo. Dall’ultimo blocco del grande raccordo anulare a Roma, il governo ha deciso di porre il veto alla resistenza passiva.

Si uniscono alla critica del PD anche il Movimento cinque stelle ed Avs, che denunciano anche la possibilità di negazione di diritto ad un eventuale protesta dei lavoratori. Soddisfatta invece e la Lega che aveva sollevato già la problematica su questo tipo di protesta.

Pina Stendardo
Pina Stendardo
Giornalista attenta ai fermenti quotidiani, raccontati con umanità. Convinta che scrivere sia un atto d’amore e responsabilità, ama divulgare il bello dell’Arte e del sociale, proponendo una narrazione alternativa sullo spaccato culturale.

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