Recensione – Giulié, nuova ambi per la magnifica rilettura di Romeo e Giulietta al Tin di Napoli

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Suggestioni di sogni, desideri, soldi, vendetta e sangue nell’amore di Giulietta e Romeo letto tra devozione e penitenza in Giulè. Palmo contro palmo la progenie dei Montecchi e Capuleti si avvicina al Tin, in una moderna Napoli che dá rilettura a Shakespeare, citato in versi originari, mescolati alla lingua napoletana antica e moderna. “Il mio unico amore nasce dal mio unico odio. Mostruosa è la nascita di questo amore, proprio come quello del nemico più odiato”, ripetono gli innamorati più famosi della storia del teatro, riportati in scena dalla regia di Vincenzo Pirozzi, che insieme ad attori del calibro di Gianni Sallustro, Nicla Tirozzi, Rosalba di Girolamo, Ciro Pellegrino, Giuseppe D’Ambrosio, accompagnati da Antonio Ciorfito e Antonella Montanino, realizza una magnifica operazione di contemporanea revisione, mostrando come non esistano fantasmi nei copioni teatrali e quanto un testo sublime come ‘Romeo è Giulietta’, possa non essere sconsiderata operazione di riproposizione, ma valida occasione di conoscenza per le nuove generazioni. Una regia così dinamica, attuale, profonda e sapientemente studiata, dona freschezza alla vetustá, abbellendo anche le distonie temporali tra una storia scritta per il pubblico di età elisabettiana e una rimodulazione di copione tipica della generazione 4.0 che parla con nuovi linguaggi, destando anche una risata tra il pubblico.

L’effetto teatrale di questo spettacolo conferisce reale rinnovamento che non dissacra, ma consacra maggiormente una storia ed un autore, divenuti pilastro di teatralità. Così si assiste ad un’arte armonica, che mescola, cita ed alletta soprattutto i giovani, presenti in larga misura in platea. Mentre la luna si specchia a fatica sulla pace dei Montecchi e Capuleti, si consuma il dramma della donna subordinata alla logica maschile del predominio sulla famiglia, su un quartiere e sulla città. Le protagoniste femminili dello spettacolo prodotto da Sanit’art, Accademia vesuviana del teatro e del cinema, e Talentum Production, lasciano furoreggiare tutto lo spirito della voglia di riscatto ed aderenza a nuove regole sociali che non le imprigionino, ma donino loro libertà di ardire ed amare.

La morte di Tebaldo e Mercuzio, inscenata nei vicoli napoletani, insegna che il sangue versato sul tufo della terra è un rigurgito che crea conati di sdegno e bile che corrode. Così affiliati, familiari, amici e conoscenti arrivati a singolar tenzone, sono involti in un racconto di tregue interrotte che sveglia l’odio invece che pacificare. La recitazione di attori professionisti ed allievi dell’Accademia Vesuviana è scelta sapiente che dona verità alle parole, calore e carne alla storia che fa storia. La dolce tenerezza dell’amore di Antonio Ciorfito (Romeo) e Antonella Montanino (Giulietta), è balsamo anche nel dolore e si accontenta di diventare crisma cristallizzato atto a divorare con la sua sacralità il fuoco fatuo. Così nel gioco di luce ed ombra, di speranza e disinganno, ben evidente al Tin, il capriccio della Fortuna avvolge col suo mantello lacrime, tombe e relazioni.

Nulla è lasciato al caso in questo spettacolo: dalle luci alle coreografie, fino ad arrivare alle musiche. Il lavoro di squadra di Pinco Pallo (costumi), Ilaria Annioro (aiuto regia), Peppe Zarbo (elementi scenici), Ciro Petrillo (luci), Marcello Radano (audio), insieme al resto del cast composto da Vincenzo Gambocci, Davide Vallone, Tommaso Sepe, Luciano Murè, Carlo Paolo Sepe, Maria Crispo, Nancy Pia de Simone, Roberta Porricelli e Noemi Iovino, è esempio calzante di un teatro d’impegno e dedizione.

Potente nella sua rilettura, Giulié è nuova aurora sui versi shakesperiani. Nel singulto di un giovane amore si specchia infatti, la verità della fragilità umana che anela la gioia, ma si lascia trascinare dal “veleno” della superiorità egocentrica; verità ora più che mai attuale, non solo a Napoli, ma nel resto del mondo.

Più che soffermarsi sulla grandezza di una storia d’amore, la riproposizione teatrale di questo spettacolo, invita a leggere le cause scatenati della guerra tra famiglie e di conseguenza tra popoli. Con i suoi ritmi audaci, vividi, Napoli accavalla Verona e lo fa spiegando le sue vele a tinte forti, inevitabilmente ammalianti. Per questo chi applaude Giuliè, lo fa con cuore nuovo ed occhi lucidi, davanti a una storia che ci rende consapevoli di quanto l’uomo non sia realmente andato avanti, rendendosi schiavo della sua stessa voglia di eccellere ieri, come oggi.

Foto e video di Arturo Favella

Pina Stendardo
Pina Stendardo
Giornalista attenta ai fermenti quotidiani, raccontati con umanità. Convinta che scrivere sia un atto d’amore e responsabilità, ama divulgare il bello dell’Arte e del sociale, proponendo una narrazione alternativa sullo spaccato culturale.

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