Il 2023, con le sue temperature da record superiore a 0,82 gradi sulla media storica, si è classificato come un anno nero per l’agricoltura italiana che conta danni superiori ai 6 miliardi di euro.
Un autunno bollente caratterizzato da improvvisi eventi estremi come nubifragi, alluvioni e trombe d’aria che colpiscono le coltivazioni ingannate dalle alte temperature.
È la Coldiretti a dare l’allarme affermando che “nei campi ci sono dalle melanzane ai peperoni, dalle zucchine ai cetrioli, mentre sono ancora in corso le raccolte del mais e del riso ed è appena iniziata quella delle olive con il centro nord che ha già perso 1/3 della produzione. Nei frutteti si teme per gli agrumi, dalle arance ai mandarini, per mele e pere che sono in piena fase di raccolta e per le produzioni di cachi e kiwi dove una grandinata può devastare il lavoro di un intero anno.”
Per quest’anno, infatti, Coldiretti ha calcolato un taglio del 10% della produzione del grano, 60% per le ciliegie mentre il raccolto del miele è sceso del 70%.
“Siamo di fronte – continua la Coldiretti – ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e il rapido passaggio dal caldo al maltempo con effetti devastanti.” L’agricoltura è indubbiamente il settore economico che maggiormente risente delle conseguenze del cambiamento climatico ma anche il settore più impegnato a contrastarlo.
Per Coldiretti “servono investimenti anche grazie al Pnrr per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni resistenti”.