E mentre oltre 80 camion con aiuti umanitari sono entrati a Gaza per sostenere una popolazione ormai allo stremo si inizia a pensare ad un possibile scenario post-bellico. “Israele ha il diritto di difendersi nell’ambito del diritto internazionale e i civili devono essere protetti. Gli alleati sostengono le pause umanitarie per permettere che gli aiuti arrivino a Gaza. È importante che questa crisi non si sviluppi in un conflitto regionale. Iran e Hezbollah e altri gruppi non devono operare per l’escalation”, afferma il segretario Nato Jens Stoltenberg.
Di uno scenario post bellico ha parlato Ursula von der Leyen secondo la quale sono cinque i principii fondamentali per costruire un terreno comune per il post- guerra.
“Innanzitutto, Gaza non può essere rifugio per i terroristi e ci sono diverse idee su come assicurare questo. Secondo, l’organizzazione terroristica di Hamas non può controllare o governare Gaza. Ci deve essere un unico Stato palestinese e un’unica Autorità palestinese. Terzo, nessuna presenza di sicurezza di Israele a lungo termine a Gaza, perchè Gaza è parte essenziale di ogni futuro Stato palestinese e il territorio di Gaza non può essere amputato o ridotto in alcun modo”. E ancora continua la presidente della Commissione europea: “Quarto, nessuno spostamento forzato di palestinesi da Gaza: questo sarebbe una tragedia umanitaria e anche una ricetta per avere più instabilità regionale. E, infine, nessun blocco di Gaza perché uno Stato palestinese sia sostenibile anche dal punto di vista economico”.
La ripresa di un processo politico basato sul principio di due popoli due stati è stato al centro anche del discorso del ministro degli Esteri Antonio Tajani tenuto ieri a Parigi durante la “conferenza umanitaria” su Gaza convocata dal presidente francese Emmanuel Macron.


