Tante proteste per singole esigenze. Da un mese la rivolta dei trattori avvicina gli agricoltori di tutta Europa. Ognuno però punta il dito contro una regola di Bruxelles. Eppure il comune denominatore c’è ed oltre al limite di pesticidi, ai guadagni troppo bassi o alla quota di terra da lasciare incolta, ha un unico nome: ambiente.
Gli agricoltori hanno chiesto una revisione profonda della Politica agricola comune (Pac), una semplificazione burocratica e una riduzione dei carichi ambientali. In pratica contestano il Green Deal.
I cambiamenti climatici e il degrado ambientale costituiscono una minaccia enorme per l’Europa. Per questo con il Green Deal l’UE punta ad un’economia moderna priva di emissioni nette di gas a effetto serra.
Secondo questa ottica Bruxelles intendeva stanziare fondi per sostenere la produzione delle aziende agricole che avrebbero lasciato incolto o improduttivo il 4% dei loro terreni. Si tratta di un provvedimento mirato a favorire il ripristino della biodiversità e a ridurre il peso dell’agricoltura intensiva sui territori; cosa fino ad ora inattuabile a causa della crisi energetica ed anche della stessa protesta agricola che ha liberato i fondi all’agricoltura dai sopracitati vincoli green.
La transizione ecologica dell’agricoltura è diventata ideologia e su di essa si discute. L’agrobusiness incentiva la grande distribuzione e la concorrenza dei prezzi bassi dei prodotti dall’estero. Questo diventa un limite competitivo per l’80% delle aziende che già di per sè non dispone di molti ettari coltivabili.
Pesticidi, fertilizzanti chimici, scarsità d’acqua, degradazione dei suoli, spreco del cibo, hanno contemporaneamente incidenza sulla produzione e sulla fluttuazione del prezzo di vendita dei prodotti.
- Ad esempio nell’agricoltura italiana si utilizzano circa 122.000 tonnellate all’anno di prodotti fitosanitari (ISTAT, 2020), che contengono 400 sostanze diverse, con rischio sottostimato derivato dall’uso di queste sostanze chimiche. Ciò però avviene per rispondere all‘incremento della domanda di cibo dovuta alla crescita della popolazione mondiale, che purtroppo genera una pressione antropica sull’ambiente e sul suolo, al limite della sua capacità, condizionando così il Green Deal Ue e le sue scelte future.