Sarà nuovamente alla guida del Cremlino come aveva sperato e progettato. Vladimir Putin si riconferma per il terzo mandato consecutivo da presidente in Russia, dopo ben cinque esperienze alla guida del Paese.
Gli exit poll hanno segnato una vittoria schiacciante, con oltre l’87% dei consensi e un affluenza al voto superiore ai precedenti risultati elettorali.
Il voto “controllato” da un punto di vista mediatico e militare era prevedibile, soprattutto dopo il caso Alexei Navalny, deceduto in carcere solo un mese fa. L’epilogo dell’oppositore del presidente aveva già dato una chiave di lettura significativa per l’orientamento elettorale. Lo sconcerto del presidente ucraino, Volodymir Zelenski non ha tardato a farsi sentire, ed ha inglobato quello di molti capi di Stato: “Putin è un uomo ubriaco di potere che vuole regnare per sempre. Questa persona deve finire sul banco degli imputati dell’Aja”, ha tuonato il leader di Kiev.
Lo scontro aperto con l’Ucraina, soprattutto dopo la riconferma al Cremlino, non lascia presagire scenari positivi. Con esso si perpetua una minaccia rivolta all’Occidente, soprattutto dopo le ultime dichiarazioni che da presidente uscente Putin aveva rilasciato in merito ad un eventuale ricorso al nucleare, qualora fosse stato militarmente minacciato.
Regno Unito, Stati Uniti e Polonia, hanno definito il voto “non legale”, nella consapevolezza generalizzata e non esclusiva di un monitoraggio assiduo e costante sul passaggio alle urne degli elettori russi. Il dato non può prescindere dalle condizioni in cui attualmente versano l’Europa e l’America che inizialmente hanno finanziato l’Ucraina in una guerra che Putin non voleva sospendere, nè vorrà sedare adesso. Avendo usurato molte delle risorse di cui sono in possesso, rischiano ora di essere oscurati dallo strapotere di Putin che come uno zar illuminato potrebbe redarguire a suo modo l’Occidente.
La sua vittoria in Russia sprona il resto della compagine geopolitica ad una unità non solo diplomatica, ma culturale ed ideologica. Conterà tanto anche la prossima scelta dell’americana alla Casa Bianca, con elezioni previste per novembre. Putin guarderà a queste ultime con lungimiranza! Alle 500 sanzioni di Biden rivolte al suo paese “in risposta alla brutale guerra di conquista attuata a Kiev e alla morte di Alexei Navalny”, il presidente russo aveva già risposto che non avrebbe esitato a farsi sentire.
“Nessuno sopprimerà mai la Russia quando saremo consolidati, siamo una famiglia unita”, ha dichiarato subito dopo la notizia della rielezione. “Non importa quanto abbiano cercato di spaventarci, di sopprimere la nostra volontà, la nostra coscienza, nessuno ci è mai riuscito nella storia. Hanno fallito ora e falliranno in futuro”, ha sottolineato. Queste parole suonano come un manifesto programmatico futuro sulle intenzioni che il Presidente palesa al resto del mondo.
Portando la Russia ad un isolamento globale, incentrato sulla sua politica esclusiva, Putin non crea margine di dialogo con le potenze che gli gravitano intorno. In molti temono un suo atteggiamento dittatoriale nei confronti del resto del mondo. Il valzer tra la Russia unita ed il resto dell’Occidente adesso si danzerà su due fronti: le eventuali sanzioni da continuare ad esprimere, e i futuri o eventuali aiuti militari da dare a Kiev.