Uso eccessivo di chatbot di intelligenza artificiale: un rischio per le capacità critiche degli studenti

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L’uso smodato di chatbot di intelligenza artificiale, come ChatGPT, potrebbe avere un effetto negativo sul rendimento degli studenti.

È quanto emerge da uno studio condotto su un campione di centinaia di universitari, dai neofiti ai dottorandi, che evidenzia una tendenza preoccupante: chi si affida troppo a strumenti di questo tipo per svolgere compiti e progetti accademici rischia di perdere memoria e di vedere calare le proprie prestazioni scolastiche.

Il problema principale potrebbe essere quello della procrastinazione. I chatbot, con la loro capacità di generare testi in modo rapido e preciso, infatti, potrebbe indurre gli studenti a rimandare lo studio, convinti di poter completare le loro attività all’ultimo minuto grazie all’aiuto dell’IA.

Tuttavia, questa scorciatoia si rivela controproducente. L’apprendimento richiede tempo, fatica e dedizione. Se gli studenti non si impegnano a fondo nello studio, non solo non saranno in grado di memorizzare le informazioni correttamente, ma perderanno anche la capacità di ragionare criticamente e di risolvere autonomamente i problemi.

Infatti, l’uso eccessivo di programmi come ChatGPT può portare a una sorta di dipendenza: gli studenti che si abituano a ricevere risposte preconfezionate dall’IA potrebbero perdere la motivazione a cercare le informazioni da soli e a sviluppare il proprio pensiero critico.

Ciò non significa che ChatGPT, et similia, debbano essere demonizzati. Se usati con criterio, possono essere validi strumenti per supportare l’apprendimento. Ad esempio, possono essere utilizzati per: ricercare informazioni su un determinato argomento, generare bozze di testi ed esercitarsi a tradurre lingue diverse.

Tuttavia, è importante che gli studenti non ne facciano un uso eccessivo e che sviluppino le proprie capacità di apprendimento autonomo.

Il consiglio degli esperti è quello di considerare i chatbot strumenti di supporto, non un sostituto del proprio impegno ed usare sempre il proprio senso critico per valutare le informazioni che i chatbot forniscono.

In conclusione, ChatGpt e le altre applicazioni di intelligenza artificiale, si confermano un potente strumento che possono essere utilizzati per migliorare l’apprendimento, ma è importante non abusarne.

Chiara Imbimbo
Chiara Imbimbo
Laureata in Filologia Moderna alle Federico II di Napoli con una tesi in critica letteraria. Iscritta all’albo dei giornalisti come pubblicista coltiva la passione per il cinema, la lettura e la scrittura.

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