Sta facendo discutere la decisione presa da Instagram, il social media di proprietà Meta, di limitare la visibilità dei contenuti politici e sociali provenienti da account non seguiti. Questo significa che post, storie e reels di natura politica appariranno meno frequentemente nei feed “Esplora”, nei suggerimenti e tra gli account consigliati. I contenuti politici pubblicati da account già seguiti, invece, non subiranno alcuna modifica.
Con le elezioni europee alle porte le critiche da parte della popolazione social si sono subito fatte sentire. Alcuni utenti lamentano una limitazione della libertà di espressione e una minore trasparenza da parte della piattaforma. Altri, invece, temono che la scelta possa accentuare la polarizzazione online, favorendo la creazione di “bolle informative” dove gli utenti vengono esposti solo a opinioni che confermano le loro idee precostituite senza la possibilità di confrontarsi con altri punti di vista.
I social, infatti, non sono solo un modo per entrare in contatto con contenuti frivoli e di intrattenimento ma anche un giusto mezzo per fruire di contenuti istruttivi e divulgativi e potrebbero essere un giusto canale per raggiungere i più giovani ed interessarli al mondo della politica.
Gli obiettivi di questa scelta da parte di Meta sono sostanzialmente due: ridurre la disinformazione limitando la diffusione di contenuti politici non seguiti attivamente dagli utenti per diminuire la potenziale esposizione a notizie false o fuorvianti. Altro obiettivo dichiarato è il miglioramento dell’esperienza utente. Instagram, infatti, punta a creare uno spazio più piacevole e personale, dove gli utenti possano concentrarsi su contenuti di loro interesse senza essere “inondati” da argomenti politici.
Resta da vedere se questa nuova strategia di Instagram avrà effettivamente gli effetti desiderati. L’impatto sulla disinformazione e sulla polarizzazione online è ancora difficile da valutare. Inoltre, non è chiaro come Instagram intenda distinguere i contenuti politici da quelli non politici, e in che modo questa distinzione possa essere soggetta a bias o errori.
Il dibattito è destinato a continuare, con implicazioni importanti per il ruolo dei social media nel discorso pubblico e per la libertà di informazione nell’era digitale.